La storia politica di Trabia ci racconta che per oltre 15 anni, in occasione di elezioni amministrative, a confrontarsi siano sempre state due candidati, due liste, due fazioni, due modi di intendere la cosa pubblica, pronti allo scontro ma sempre e comunque nel pieno rispetto reciproco.
Dal 2020 a questa parte si è assistito invece ad un proliferare di raggruppamenti, liste, candidati, gruppi, tribù: alle ultime elezioni è stato raggiunto il record di 5 aspiranti sindaci, un esercito di circa cento candidati al Consiglio Comunale (molti dei quali davvero improvvisati) famiglie divise, scontri, attacchi e tanto altro. Lo scenario di una guerra civile, di un “tutti contro tutti” che ha disgustato, disorientato, disaffezionato la quasi totalità dei trabiesi, attori e spettatori compresi.
Sulla scia di quella brutta stagione, in vista delle elezioni anticipate del prossimo maggio, assistiamo nuovamente ad un moltiplicarsi di voci, di candidature, di proposte politiche dettate alle volte, più che dal legittimo pluralismo, dalla voglia di tenere il punto e non di andare oltre alla guerra tra bande.
Sappiamo invece tutti che se ci si candida lo si fa con l’obiettivo di andare incontro agli interessi della comunità, agli interessi dei trabiesi. Non per confonderli o per lasciare che si disaffezionino alla cosa pubblica.
In questa direzione, mi viene da dire che la prima forma di rispetto nei confronti dei cittadini dovrebbe arrivare già in questa fase iniziale, evitando che si ripetano errori del passato. Provare a dialogare e ridurre la competizione elettorale ad rispettoso confronto (magari a due anziché a cinque) sarebbe il modo migliore per dimostrare di avere a cuore il nostro paese.
Non parlo di ”sintesi numerica” o di ”somma algebrica” per favorire questa o quell’altra cordata, ma della necessità di una vera e propria operazione di “igiene politica”, evitando che venga replicata l’esperienza “tribale” degli ultimi anni.
Comprendo che mettere in discussione progetti, ambizioni, ruoli, aspettative personali sia difficile. Ma mi chiedo anche che senso abbia prendere strade che possano anche rivelarsi fortunate, salvo poi ritrovarsi il giorno seguente con 3/4 di paese contro, col rischio di perdere pezzi dopo un mese.
Occorre ricostruire una comunità, una nuova Trabia e non una nuova Tebe. Perché anche gli antichi, con la storia di Eteocle e Polinice, raccontavano che lo scontro tra “fratelli” porta solo alla sconfitta di entrambi, rivelandosi autodistruttivi per tutti.
Ci si fermi invece un attimo a riflettere: se gli obiettivi sono comuni, raggruppando le forze migliori e sane di questa città, la prossima Amministrazione comunale potrà essere all’altezza di affrontare le enormi sfide che Trabia si trova davanti, gestendo le condizioni di grande degrado e immobilità in cui versa il paese da tempi immemori.
E se gli insegnamenti del passato possono valere ancora qualcosa, credo che ritrovarsi per ricostruire questo nostro paese sia ancora possibile.
È tempo di sedersi per lavorare insieme nel rispetto dei trabiesi. Ognuno metta a disposizione progetti, idee, energie, speranze e auspici. Insomma, ognuno metta il meglio di sé, il tavolo e le sedie per ritrovarci tutti accanto, se volete li metto a disposizione io.
Mauro Bondì
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