Non siamo giudici di nessuno ma facciamo le nostre riflessioni.
Il palco di Sanremo che per tanti anni è stato portavoce di eleganza, stile, signorilità, da sempre un modello per tanti, agli occhi di tutti ha avuto un’ imbarazzante caduta di stile.
Non ci si limita al solo fatto in sé ma anche ad una riflessione comune che verte nel fatto che il messaggio che circola e che si è fatto e, è che che occorre scusare e comprendere gli stati d’animo ed essere morbidi dinnanzi alla a relativa presunzione giovanile anche scivola nella prepotenza, gonfiata soprattutto dalle poltrone del successo. Un’esigenza che vuole richiamare a sé non solo attenzione ma subito transigenza tutto per necessariamente confrontarsi con l’esigenza malsana di apparire su delle linee generali di perfezione per potersi presentare come Big.
Altri artisti del passato sono stati apprezzati proprio per il loro porgesi in una forma molto semplice al pubblico, nella loro naturalezza e quando, ogni qualvolta, qualche piccola avversità tecnica si sia presentata nel corso delle performance canore e non di tantissime carriere più che rispettabili di varia natura artistica, tanti con molta professionalità hanno dato il meglio di sé anche con l’improvvisazione.
Stare sul palco significa adeguarsi ad ogni tipo di circostanza dimostrando di essere pronti a tutto trovando la migliore soluzione capace di dare comunque il meglio e far sì che lo spettacolo non si fermi. Ma oggi quasi si è smesso di confrontarsi con i vari idoli del passato, il proprio ego ha avuto la meglio nel cercare di formare personalmente un proprio personaggio anche eccentrico.
Quello che è successo alla scorsa sera ha distrutto non una scenografia ed arte coreografica ma ha palesemente dimostrato che i giovani oggi, senza controllarsi e dimenticando comportamenti educativi adeguati, agiscono solo per istinto. Questo è ciò che molte volte, con tristezza si nota, nei giovani di questa era attuale.
Quando qualcosa non va bene per come viene loro pensata, è comune anche ad altri di questa generazione che se non si possono avere degli ottenimenti specifici prefissati sono capaci di perdere alcune volte la ragione.
È questo è ciò che passa. Un’educazione che si è trasformata nei suoi aspetti più negativi dove anche un piccolo insuccesso può
portare alla disperazione personale ingiustificata ed alla perdita
di ogni cognizione di sé quando invece, nel passato, si educava tanto all’umiltà e si formavano persone capaci di accettare ogni errore e su questo, potenziarsi e migliorare. È così che tanti sono passati con un’immagine positiva e non sono mai stati dimenticati, fioriti come rose sbocciate senza appassire mai nel tempo.
La lettera di scuse di Blanco:
” Cadono fiori Ariston. Si spezzano fiori, Ariston. Cala il sipario, Ariston. Ti ho messo in lacrime come la mia mamma, Ariston. Mi hai visto fragile come un bimbo e qui proprio qui, dove mi hai insegnato a correre, sono caduto. Mi sono rotto la faccia e piango, Ariston. Ma poi…Rido, rido, ridi, rido, perché non sono perfetto come mi volevi. Ma finalmente sono me stesso, ti voglio bene Ariston. Con tutta la mia follia”.
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