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Erano stati condannati all’ergastolo Erco e a 25 anni di carcere Mantia con sentenza dell’8 novembre 2021, emessa dalla Corte di Assise di Palermo, ma, con sentenza poi dichiarata nulla, perché uno dei giurati era fuori età. Erco rimane in carcere a Cagliari per un residuo di pena definitiva, mentre per il 34enne termitano ieri si sono aperte le porte del carcere Pagliarelli, ma deve lasciare la Sicilia, perché imposto il divieto di dimora.
L’imputazione è omicidio volontario premeditato, aggravato dall’uso delle armi e dal metodo mafioso.
I due sono accusati di avere preso parte al commando di fuoco che, nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 2009, ad Altavilla assassinò, a colpi di pistola, sotto la propria abitazione, Vincenzo Urso, imprenditore edile. I due imputati sono difesi: Luca Mantia da Stefano Vitale e Raffaele Bonsignore, mentre Piero Erco da Salvino e Giada Caputo e Francesca Fucaloro. La Corte di Assise al termine di diverse udienze e l’escussione di 5 collaboratori di giustizia (Francesco Lombardo, Andrea Lombardo, padre e figlio di Altavilla Milicia, Sergio Flamia, Antonino Zarcone e Massimiliano Restivo) e oltre quaranta testimoni aveva condannato Erco e Mantia.
Subito dopo la condanna, i difensori propongono appello e si accorgono che uno dei giudici popolari aveva superato i 65 anni di età. Vizio che determina la nullità della sentenza. La Corte di Assise di appello, nonostante il parere negativo espresso dalla Procura generale, accoglie la eccezione formulata dai difensori e dichiara la nullità della sentenza. Avverso tale decisione, la Procura Generale ha proposto ricorso in Cassazione. Ricorso che ha determinato un altro effetto processuale e cioè quello di impedire la celebrazione di un nuovo giudizio in attesa della pronuncia della cassazione. E infatti la Corte di Assise, che aveva fissato la data del nuovo processo, ha dovuto revocare il decreto di citazione.
«Il ricorso della Procura Generale presenta evidenti profili di inammissibilità – afferma l’avvocato Salvino Caputo – perché la Cassazione con quattro diverse sentenze ha consolidato il principio che un giudice popolare non può superare l’età dei 65 anni e quindi siamo convinti che il nuovo giudizio in Corte di Assise potrà servire a valutare il materiale probatorio offerto dalle difese a dimostrazione che a uccidere l’imprenditore di Altavilla non sono stati né Erco né Mantia».
«Con la scarcerazione di Mantia ricominciamo il processo a suo carico da zero – Dichiara l’avvocato Stefano Vitale. – Mantia ha già trascorso svariati anni in carcere in attesa di un giudizio. Da avvocato ritengo giusto che possa affrontare da libero il processo che lo vede coinvolto e i successivi eventuali grado di giudizio. In fondo nel nostro ordinamento vige la presunzione di innocenza».
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