All’indomani della Giornata della memoria, toni forti e amari, riflessioni profonde.
Non è solo una ricorrenza ricordare Auschwitz, ma è incidere sui nuovi animi il valore immenso da saper intendere per la vita e la dignità di un altro uomo.
Il Nazismo non ha avuto pietà.
Non ha guardato occhi giusti, indifesi, fragili. Non ha ha stretto mani oneste, povere di cattiveria.
Non ha avuto cuore, anima, umanità calda. Ha visto solo l’odio spietato, ideologie malate, muri di esaltazione e bocche urlanti di gusto per il dolore inflitto, provato.
Una psicologia perversa da esaminare nelle sfaccettature di menti in cortocircuito col senno della ragione. Ignoranza diremmo oggi di tolleranza, di amore.
Non erano uomini.
Erano peggio delle belve.
Non era Stato, non era un Impero, perché i capi di uno Stato che vuole rinnovare, non uccide perché per una costruzione nuova, “perfetta” ha paura del “difetto” , di ciò che è diverso, di ciò che non è socialmente utile…
Un antisemitismo, oltretutto, che ha acceso vampate di ferocia, roghi ardenti di pazzie tra uomini, creato solchi su solchi profondi.
Che uomini sono stati questi volti sfortunati, martiri dell’ ira abominevole, impotenti nel poter salvare ciò di più prezioso: la loro vita, quella dei propri cari.
Privati di ogni dignità, di ogni decoro, di ogni proprio affetto, sottratto crudelmente, con avida scelleratezza.
Denudati di ogni singola voce di bellezza, di ogni frammento di luce di speranza di poter uscire da quel maledetto tunnel d’inferno.
Corpi di deportati, prigionieri inermi senza più un nome, un’identità, aggrappati all’innocenza di milioni di lacrime senza fiato, aggrappati a mani nude alla sola erba infeconda di vie di salvezza sterili , scaraventanti su di una terra vacillante e già franata che li trascinava veloci in un vortice di morte precoce già dal loro arrivo, su quel binario di morte che a passi incalzanti li conduceva con paura e terrore verso un destino che nessuno dimenticherà mai.
Affranti dall’essere persi, destinati a rinunciare,
Ci hanno parlato di populismo…Ma quale parola che deriva dal nome “popolo “, si possa mai definire tale se ha giustificato e considerando buona la figura folle di un “leader” che ha tessuto alleanze ingiustificabili con la morte abbandonando la ragione ed ogni morale.
Non ci sarebbero dovuti essere seguici, né consensi a tale possibilità di immortalare tanto potere concesso. Un popolo non accetta, tollera determinate condizioni, ideologie malsane, nocive per altri uomini. Non sarebbe mai dovuto esordire un movimento politico diretto all’esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari, né un atteggiamento o prassi politica che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse esaltandone valori, desideri, frustrazioni e sentimenti collettivi o popolari per screditare, per limitare una vita scegliendo con un sì o con un no chi è degno di restare. Di vivere. Perché non
esiste un popolo fatto di migliori.
Esiste un popolo anzi pieno di difetti ed in quelli, si trova anzi, la forza per diffondersi, accrescere, per erigersi nell’onestà, nella purezza, per attestarsi nel tempo. Negli sforzi del miglioramento si va avanti in ogni epoca.
La peggiore vergogna è avvenuta ma dovrebbe non solo far riflettere ma far capire cosa siamo e per cosa siamo nati, che cosa non dobbiamo mai permettere che accada più a nessuno. Dobbiamo essere consapevoli che tutto ciò ci appartiene anche se non ne siamo diretti responsabili. Costituire un mondo anche nel piccolo, “un mondo nuovo”, va amato, coltivato con l’amore che non cancella il passato ma fa sì che ci siano uomini veri nel resto del mondo, fra le generazioni future.
Ha visto troppe lacrime questa terra che c’è stata donata per essere felici, per identificarci come cittadini universali uguali e prodighi a collaborare per il dono del vivere. Molti sono stati i veri discendenti di Caino.
Questa brama di potere non dovrebbe essere sentita, voluta, da nessuno perché non c’è nessun vero dominatore. Tutto ciò che abbiamo, che c’è dato, che abbiamo conquistato va un giorno restituito alla stessa terra. Vivere serenamente, lasciare una traccia del nostro passaggio che sia un sorriso che resta nel ricordo è tutto ciò che c’è concesso. Oggi tante considerazioni, ma le più vere, siano da ricercare negli animi, nelle coscienze…
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