Oggi che si celebra la Giornata della Memoria a ricordo della Shoah e lo sterminio di oltre 6 milioni di ebrei, voglio parlarvi della folta comunità ebraica di Termini Imerese ed in particolare del Piano Barlaci dove abitavano.
Il Piano Barlaci si trova in una delle zone più antiche della città; laddove nei secoli tante culture si sono intrecciate e tanti popoli si sono incontrati, lasciando tracce indelebili del loro passaggio.
Siamo nella parte alta di Termini a pochi passi dalla Villa Palmeri; e questo luogo faceva anticamente parte della grande giudecca termitana dove gli ebrei avevano il loro tempio e le loro principali attività.
Ma ecco a tal proposito cosa scrive il canonico Rocco Cusimano in un suo testo mandato in stampa nel 1926: “Dopo la distruzione di Gerusalemme, gli ebrei, senza patria e senza tempio andarono dispersi in tutte le parti del mondo, e così si realizzò la profezia del Redentore.
Un gran numero venne a stabilirsi pure a Termini, occupando il cosi detto Piano Barlaci, che cominciava dalla ex chiesa di San Domenico e si estendeva da Porta Palermo sino al piano del Duomo”.
Un vero e proprio quartiere quindi, da non confondersi con un ghetto, e dove secondo le fonti storiche già nella metà del XV° secolo gli ebrei che erano circa 400 pare potessero contare anche sulla presenza di ben due sinagoghe.
Era gente molto impegnata nel lavoro e negli affari, e praticava con profitto artigianato e commercio; ma taluni di loro facevano pure prestito ad usura, e per questo non sempre erano ben visti.
In genere non ricoprivano cariche pubbliche; ma uno di essi, tale Brachono Taguil, nel 1438 risulta essere titolare dell’ufficio di vice secreto.
La segrezia siciliana era una sorta di dogana; ovvero come una intendenza di finanza che amministrava beni e riscuoteva tributi. Istituita nel medioevo rimase in vigore fin quasi l’unità d’Italia.
Quando il 12 settembre 1467 il Vicerè D. Lupo Ximen Durrea concesse il Piano Barlaci ai Domenicani, costoro fecero di tutto per cacciare gli ebrei; e vi riuscirono facilmente dopo il decreto di Ferdinando II, che ne ordinava l’espulsione da tutti i suoi territori.
Presumibilmente non tutti andarono via; ma molti, pur di restare, abiurarono la propria religione divenendo ebrei marrani. Ancora oggi, per come ci dicono gli esperti, a Termini Imerese ci sono cognomi, e fra questi anche il mio, che vengono ritenuti di chiara origine ebraica.
Espulsi gli ebrei dalla città, fra Girolamo di Leo termitano, col permesso del pontefice Alessandro VI fece convertire la loro sinagoga in monastero di clarisse, sotto il titolo di San Marco. E per concludere sull’argomento una annotazione di colore; i nostri vicini di Caccamo con i quali siamo accomunati da antiche rivalità campanilistiche, chiamano i termitani con l’appellativo di “Jurèi”, ovvero Giudei; il che è quanto dire!
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