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Il nome dei La Rocca, stimata famiglia termitana, è saldamente legato alla storia del “Carnalivari Tirminisi”; sono loro infatti che ancora oggi, e da quasi un secolo, detengono la proprietà delle antiche maschere di “u Nannu ca Nanna”. La presenza di queste due simboliche figure in cartapesta, è accertata in città sin dalla fine dell’ottocento; forse portate a Termini da un’altra nota famiglia, quella dei Lo Faso; o, come immaginava il prof. Giuseppe Navarra, costruite nella bottega artigiana dei De Giorgi in via della Maestranza, oggi via Vittorio Emanuele. Prima proprietaria certa ne fu una associazione ovvero il Nauthing Sport Club, prestigioso sodalizio sportivo che aveva la sua sede nella parte bassa della nostra città. Tra la fine degli anni trenta ed i primi anni quaranta del novecento, u nannu ca nanna cambiano però casa; e stavolta vengono acquistate, si disse per 12 lire, dal signor Agostino La Rocca. E da quel momento in poi la casa dei La Rocca, diventa l’alcova dei due arzilli vecchietti; che ormai da tantissimi anni, ed amorevolmente coccolati, ancora li abitano. Le vicende della vita portarono successivamente Agostino La Rocca ad emigrare e ad allontanarsi per qualche decennio dalla nostra città lasciando la custodia delle maschere al fratello Salvatore. (foto)
E data l’importanza del personaggio tale evento fu ricordato anche in un testamento del nannu, dove ad un certo punto così si legge:
A unu, a unu sulu pinzammu però,
chi duluri ‘ntò cori ni purtò,
iddu nun cc’è, ca pi l’America partiu
Ustinu La Rocca quant’avi ca un ti viu…..
Traspare in questi versi tanta tristezza che ci riporta ad un periodo storico della nostra città durante il quale molti dei nostri antenati furono costretti ad emigrare in cerca di miglior sorte. Anche questo è il “Carnalivari Tirminisi” e sono queste le storie che è bello ricordare; storie di uomini, di cuore e di emozioni.
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