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Aveva circa 4 o 5 anni la piccola Enza quando, ogni volta che il papà Paolo doveva recarsi in Capitaneria di Porto, per il disbrigo di pratiche inerenti la sua attività di pesca, faceva di tutto per accompagnarlo, perché affascinata dalla divisa bianca indossata dal personale che ivi prestava servizio militare.
Alla vista di quei giovani così elegantemente vestiti sentì subito palpitare qualcosa dentro di lei, tanto da dire ai suoi genitori che, da grande, anche lei avrebbe indossato quella stessa divisa.
Papà Paolo e mamma, inizialmente, pensarono che quello fosse il solito sogno che si fa a quell’età, come quello di voler intraprendere la carriera di dottore, avvocato, poliziotto, insegnante, ecc.
Per Enza, tuttavia, cresciuta tra mare e motobarche, quell’idea di intraprendere la carriera militare e varcare il cancello della Capitaneria di Porto con la divisa bianca divenne, negli anni, un vero e proprio chiodo fisso.
Così, conseguito il diploma di ragioneria, senza dir nulla ai genitori, presenta istanza di arruolamento in Marina, nel Corpo della Guardia Costiera, per la ferma breve prefissata di un anno.
Dopo alcuni mesi seguì la chiamata alle visite, per gli accertamenti fisici, la relativa idoneità e la destinazione della sede lavorativa.
I genitori, all’inizio, non erano molto soddisfatti di questa scelta, perché speravano che Vincenza rimanesse a Termini, rinunciasse alla carriera militare e intraprendesse gli studi universitari che, al conseguimento della laurea, le avrebbe consentito un futuro più tranquillo.
Gli stessi, però, vollero metterla alla prova, consci del fatto che la ferma volontaria prefissata durava un solo anno e che, al termine di detto periodo, sicuramente, provata dal duro lavoro, la loro figliola sarebbe ritornata a casa.
Trascorso il primo anno, tuttavia, la giovane, avendo acquisito una vasta conoscenza sul diporto e sulla sicurezza in mare, partecipa all’ arruolamento tra i volontari in ferma prefissata per ulteriori quattro anni, superando anche questa selezione.
Durante questi anni, in qualità di Guardia Costiera, imbarcata sulla “Ubaldo Diciotti”, svolge compiti relativi agli usi civili del mare, occupandosi di varie attività, tra cui la salvaguardia della vita umana in mare.
A tal riguardo, mi preme evidenziare che, durante il servizio prestato sulla predetta nave, migliaia di naufraghi sono stati tratti in salvo.
In particolare, nel mese di Agosto del 2018, la Diciotti, nei pressi dell’isola di Lampedusa, soccorse un’ imbarcazione con a bordo 190 persone, tredici delle quali furono portate d’urgenza al poliambulatorio di Lampedusa, perché in gravi condizioni di salute.
L ‘opera di salvataggio che svolge la Guardia Costiera, da Lampedusa a tutte le coste italiane, potrebbe essere considerata un’attività relativa all’espletamento di un dovere professionale. In realtà, le donne e gli uomini che si spendono, fino a mettere a repentaglio la propria incolumità, per salvare quei poveri migranti, che provengono dal Nord Africa e dal Medio Oriente, in fuga da fame e da violenza, lo fanno con un senso di umanità ed uno spirito di sacrificio che va ben oltre la semplice osservanza di un dovere d’ufficio.
Trascorsi gli ulteriori 4 anni, Enza ha proseguito la carriera per il servizio permanente, superando brillantemente le prove del concorso interno, così trasformando il suo sogno da bambina in realtà.
Sebbene siano trascorsi già parecchi anni, il suo amore per la divisa non si è affatto affievolito, anzi arde in lei ancora più forte il desiderio di indossarla per tutta la vita.
Buona fortuna Enza, ad maiora semper!
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