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Termini Imerese, “Di Giovanni & Venticinque”: la storia della pasticceria FOTO

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Sicuramente la ditta Bovaconti, di cui è stato tracciato recentemente un veritiero ritratto, è stata “la pasticceria termitana” per gran parte del secolo scorso. Ma, la forza di questa realtà non è stata solo nella sua produzione dolciaria e nella fine pasticceria, di certo eccelsa, la sua forza è stata anche quella di “formare” nuove e giovani maestranze che hanno rappresentato, dagli anni settanta in poi, una fetta consistente della realtà artigiana e commerciale di Termini Imerese e dintorni.

Due di loro, in particolare, Filippo Di Giovanni e Vincenzo Venticinque, hanno forgiato la loro personalità all’interno del gruppo dei dipendenti dei Bovaconti e hanno appreso i segreti più reconditi dell’alta pasticceria, facendone tesoro, al punto da essere in grado di costituire, in autonomia, una loro realtà – la Ditta Di Giovanni & Venticinque – che, dal 1970 e fino alla fine del secolo ormai scorso, ha deliziato i palati dei termitani e non.

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Sì, perché i due “piccoli” operai, sentendosi ormai in grado di camminare con le loro gambe, proprio nel 1970, hanno dato vita ad un’altra realtà, in via Libertà, proprio accanto ai “giganti” presso cui avevano lavorato, costruendo, a poco a poco la “loro” attività.

Poi, il tempo è passato, il giro di affari si è allargato e la Ditta Di Giovanni & Venticinque ha trasferito la sua sede in un locale più grande, in via del Mazziere, dove, con l’ausilio di una decina di operai, ha prodotto pasticcini, cannoli, torte e molto altro per tanti anni; e non solo per i propri clienti, ma anche per gran parte dei bar della città e dei paesi limitrofi, ai quali venivano consegnati quotidianamente prodotti di rosticceria e gastronomia, riconoscibili immediatamente alla vista e al gusto!

E che dire dei matrimoni? I due soci praticavano l’antesignano del catering: uno, due, tre ricevimenti al giorno che allestivano sotto tutti i punti di vista, dal tovagliato alla pietanza finale. Cose di altri tempi che testimoniano come, a volte, il lavoro, il sacrificio, l’abnegazione e il sincero reciproco rispetto tra due giovani colleghi, ormai anziani amici, possano creare grandi e pregevoli cose.

 
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