Il principe azzurro? Non si trova online

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Le app per incontri fanno aumentare le chance di conoscere il futuro marito, ma anche di imbattersi in tipi poco raccomandabili. Perché la rete è come un supermercato: utile per acquistare beni, meno per creare relazioni umane.

 

Basta un click: per fare la spesa, leggere un libro, fare ginnastica, ascoltare musica… E anche per conoscere nuove persone: ci siiscrive a una piattaforma di incontri virtuali – sono parecchie, e molto cresciute durante il lockdown – si mette un “like” (mi piaci) a una foto e il gioco è fatto. C’è anche chi con questa modalità ha trovato l’anima gemella e si è sposato.

Ma sono molte più numerose le persone che si imbattono in incontri a “prima chat” normali, ma che spesso sono fonte di delusione o pericolo: capita soprattutto alle donne – ma non solo, come la cronaca nera purtroppo riporta – che incappano in uomini con moglie e figli che si fingono single o altro, maniaci, truffatori e così via. È comprensibile che una mamma che scopre che la figlia utilizza le app di incontri sia preoccupata dalla possibilità che il rischio di conoscere un “mascalzone” in Rete sia più maggiore che in quello reale. O pari sono, e quello virtuale è un luogo come un altro, solo più affollato? Spiega Benedetta Comazzi, psicologa a Milano.

«Le app gratuite, consentendo un accesso a chiunque, sono a maggior rischio “perditempo”, per usare un eufemismo, o “avventurieri”. Quelle a pagamento già effettuano una sorta di scrematura di base, dove è più probabile che ci siano persone più interessate a conoscenze “serie”». Senza demonizzare la Rete, perché può succedere anche al bar o in palestra di imbattersi in una persona non per bene, vero è che nelle app il numero degli incontri possibili è molto alto, è quasi un’esperienza “immersiva” di conoscenze casuali, e perciò il rischio che molte siano sfortunate è maggiore.

Si aggiunga al fatto che la conoscenza dietro la protezione di uno schermo è molto più facile e “tranquillizzante” rispetto a un approccio di persona, in cui ci si mette in gioco molto di più: «Anche senza mentire, app e social ci permettono di mostrare l’immagine migliore di noi – o comunque quella che vorremmo mostrare – nascondendo difetti e punti deboli», sottolinea la psicologa. «Fanno sentire più sicuri e più capaci di osare, perché ci si ritiene meno a rischio e meno imbarazzati, e richiedono meno responsabilità. I vantaggi a breve termine, rispetto a un incontro dal vivo, indubbiamente ci sono. Ma poi, sul lungo termine, per gli stessi motivi è più facile che portino a una delusione nelle aspettative o a un senso di inadeguatezza, soprattutto quando l’incontro di persona non avviene o avviene ma senza seguito».

In un mondo complesso come quello di oggi, dove parte della vita – inutile negarlo – avviene in Rete, le app di incontri svolgono anche una funzione positiva nel contrastare la solitudine, «Ma è importante avere esperienze relazioni positive di persona che rinforzino anche l’immagine che abbiamo di noi stessi e la nostra autostima. Se continuiamo a esporci a situazioni che ci fanno sentire inadeguati, rifiutati, frustrati è chiaro che tutto ciò influisce su di noi molto negativamente».

Ma cosa dovrebbe consigliare una mamma, un padre o una sorella maggiore a una ragazza che pensa di trovare il grande amore sul web?

«In generale, un genitore dovrebbe cercare di capire perché la figlia utilizza queste modalità di incontro virtuale: quali sono le motivazioni e le difficoltà che incontra nella vita reale o se è solo un modo per gratificarsi. Ma, sopratutto, si potrebbe suggerire l’uso di app più adeguate all’obiettivo di incontrare una persona con la quale iniziare un percorso di conoscenza: per esempio, ce ne sono alcune che organizzano eventi, come aperitivi in lingua inglese, serate a teatro, cene a tema, karaoke, degustazioni di vini, weekend in città d’arte o trekking nella natura. In questo modo, si utilizza la comodità dell’app, ma per fare esperienze in gruppo, dove aumenta la possibilità di incontrare più persone simpatiche, partendo da un interesse comune (l’arte, una lingua straniera, un hobby) oltre al bisogno di nuove conoscenze. E se anche non ci si imbatte nel “principe azzurro”, si ha la possibilità di vivere una esperienza in sé piacevole, interessante, divertente».

Padre Giovanni Calcara

Per padre Giovanni Calcara, domenicano del convento di Soriano Calabro (Vibo Valentia), «La Rete somiglia a un enorme supermercato, e quando si tratta di oggetti ha una indubbia comodità. Ma nei rapporti tra le persone dovrebbe funzionare diversamente:  iniziare una relazione per avviare un progetto di vita è possibile solo con qualcuno che si conosce nella realtà, non andando in cerca di “conquiste” o con uno scambio virtuale che può dare un’immagine distorta della persona, senza conoscerne la storia, quali sono le due fragilità e debolezze, quali le asperità del suo carattere e così via. Certo, anche una app può fare da tramite, come un incontro casuale a un concerto, ma prima possibile bisognerebbe incontrarsi e conoscersi realmente, possibilmente non solo in un weekend mordi e fuggi.  Altrimenti è difficile arrivare ad essere “una sola carne”».  

 

 

 
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