Non si smette mai di essere genitori, ma bisogna stare attenti a lasciare il giusto spazio impedendo che i gesti d’amore condizionino le loro scelte oppure ostacolino la loro maturazione
Genitori per sempre: anche quando i figli sono da un pezzo usciti dall’adolescenza o spiccano il volo per formarsi una famiglia o per andare a vivere da soli, se la distanza non è troppa ci sono madri e padri che vogliono continuare a mantenere il controllo sui loro “bambini” ormai adulti.
Hanno bisogno di lavoro? Si trasformano in agenzie interinali e lo cercano al posto loro, fissando pure i colloqui e, magari, accompagnandoli. Cercano casa? Diventano immobiliaristi. Hanno la febbre? Si improvvisano medici svaligiando la farmacia di medicinali inutili.
E quando il figlio/figlia si sposa, non esitano a intromettersi in tutto: acquisti, litigi, scelta del luogo di vacanza… Finché non trovano la “loro” soluzione, non trovano pace. Come arginarli?
«Sono genitori che con un termine anglosassone vengono definiti “genitori elicottero” per la loro eccessiva smania di provvedere ai bisogni dei figli, aleggiando costantemente sulle loro vite», premette Benedetta Comazzi, psicologa a Milano. «Situazioni sempre più frequenti e anche abbastanza complesse da arginare. I genitori dilagano anche nell’età adulta perché i figli non pongono dei limiti alla loro presenza. Ma senza mettere regole, quelli che sono atti di generosità e di disponibilità da parte di coloro che, in buona fede, vogliono il bene dei figli a prescindere dall’età, assumono non di rado una modalità ricattatoria: “Ma come, io faccio tutto questo per te e tu lo percepisci come un fastidio, invece di essere riconoscente?”».
Stabilire prima possibile qualche paletto aiuta a evitare una interpretazione distorta dell’indiscutibile diritto dei figli a compiere scelte autonome.
«Questi comportamenti nascondono per lo più la paura di perdere terreno nel ruolo genitoriale, e quindi ci si rinventa di continuo per mantenerlo» , continua la psicologa.
«Per evitare di esserne vittime, è bene che i figli esprimano la loro volontà, in modo assertivo: quindi entusiasmo e riconoscenza per la disponibilità e l’aiuto, ma anche affermazione della volontà di fare da soli». Un’altra strategia potrebbe essere dare al genitore solo alcuni compiti, in un ambito che non si vive come invasivo: per esempio, accettare che facciano la spesa anche per noi, ovviamente dando una lista delle cose da comprare.
«In questo modo, i genitori si sentiranno impegnati e coinvolti, evitando che possano essere invadenti e invasivi. I figli, a loro volta, devono cercare di vivere questi gesti invece che con disagio come un vantaggio: accettare che la propria madre o la suocera prepari la cena consente di avere più tempo per i bambini o per il coniuge quando si rientra dal lavoro, per esempio. Oppure: mentre si sta mettendo su casa, si può chiedere a papà di chiamare l’imbianchino per l’appuntamento, riservandosi però il diritto di esserci quando verrà a tinteggiare le pareti. Se ci si assume il compito principale, è più facile arginare l’invadenza del genitore in decisioni che spettano a noi».
È chiaro che questi comportamenti dipendono dal desiderio di madri e padri di fare del loro meglio per i loro figli: «Ma gesti che nascono da un amore incondizionato spesso finiscono per condizionare in modo importante la vita dei figli. Perciò bisogna comunque cercare di far capire ai genitori l’importanza di avere degli spazi propri, pur ringraziandoli per ciò che fanno o che vorrebbero fare. Definire i ruoli, mettere confini consente anche di avere un rapporto più proficuo rispettando e tutelando i bisogni di tutti, quello di padri e madri di avere ancora una parte attiva nella vita dei figli e quello di questi ultimi di sperimentarsi nella propria autonomia».
È d’accordo padre Giovanni Calcara, domenicano caccamese del convento di Soriano Calabro (Vibo Valentia): «I genitori devono accompagnare i figli in un processo di crescita umana, emotiva, mentale, culturale ma non diventare padroni della loro vita, che è un dono del Signore. Il poeta Khalil Gibran paragona i genitori a un arco che scocca una freccia, il figlio, che poi deve avere la sua vita e la sua autonomia.
La funzione genitoriale è portare i figli alla piena libertà, non condizionarne punti di vista e scelte. Quando i genitori pretendono di avere il monopolio di decisioni nelle quali entra in gioco la felicità dei figli, oltre a tradire il loro compito impediscono a questi ultimi di prendersi le loro responsabilità. Talvolta i figli, in una visione egoistica, si adagiano in questa surroga dei genitori – magari anche sul piano economico – perché è comoda, ma poi quando si tratta di decisioni che riguardano la professione, il luogo dove abitare, l’educazione dei propri figli, la presenza di genitori “ingombranti” può trasformarsi in un ostacolo. Anche Gesù fu sottomesso a Giuseppe e Maria, ma ad un certo punto è lui stesso a ricordare ai genitori che è venuto per compiere la volontà di Dio. Anche i figli hanno il diritto di rivendicare il loro ruolo e di andare incontro alle loro responsabilità, anche quando allontanarsi dai genitori significa privarsi del loro aiuto. Ma ciascuno deve vivere la propria missione».
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