Il Tar Lazio aveva inizialmente ammesso i ricorrenti con riserva alla frequenza del corso, salvo poi rigettare il ricorso, non ritenendo fondati i motivi. I giudici del Consiglio di Stato hanno ribaltato il risultato, confermando la gravità delle irregolarità denunciate.
“Siamo lieti che i giudici del Consiglio di Stato abbiano compreso le motivazioni del ricorso – spiegano Francesco Leone, Simona Fell, Floriana Barbata e Chiara Campanelli, che hanno difeso i ricorrenti – e dato la possibilità a questi giovani medici di formarsi, in un momento in cui la medicina di base risente di una tragica carenza di personale in servizio.
Le motivazioni possono sembrare banali, ma nulla è banale se inficia la regolarità di una procedura concorsuale, lede la parità di trattamento e avvantaggia alcuni a discapito di altri. Anche in questo caso, possiamo gioire per aver ristabilito un torto”.
In particolare, i giudici si sono concentrati su due eventi: l’inizio scaglionato delle prove, nonostante questo dovesse avvenire alla medesima ora, così come indicato dal ministero della Salute, e la possibilità di recarsi ai servizi igienici, concessa a molti candidati, in violazione del relativo divieto previsto dall’art. 7 del bando di concorso (“Durante la prova, e fino alla consegna dell’elaborato, il candidato non può uscire dai locali assegnati, che devono essere efficacemente vigilati. Il presidente adotta le misure più idonee per assicurare la vigilanza nel caso che il locale d’esame non sia unico”). Ma c’è di più.
Pare che questi abbiano avuto a disposizione dispositivi elettronici con i quali avevano scattato foto e girato video proprio durante il test (a prova di ciò sono state allegate le foto e i video postati anche sui social) con la conseguente possibilità che qualche candidato abbia cercato in rete la soluzione ai quesiti, falsando così la selezione.
Scrivono i giudici: “Fondato è il motivo di appello inteso a porre in risalto ulteriori discrasie del procedimento selettivo rispetto alle sovraordinate disposizioni regolatrici, con la conseguente violazione degli inderogabili principi di imparzialità e parità di trattamento dei concorrenti. Premesso che la parte ricorrente lamentava in primo grado, da un lato, che la prova aveva avuto inizio, presso le diverse sottocommissioni, in orari differenziati (rispetto alla univoca indicazione ministeriale), dall’altro lato, che la sottocommissione aveva permesso ai candidati di usufruire, durante la prova, dei servizi igienici (sino a 40 minuti dopo il relativo inizio)”.
Per tali ragioni, i giudici hanno ammesso definitivamente i due ricorrenti alla frequenza del Corso in Medicina Generale della Regione siciliana.
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