Termini Imerese: le processioni con il Santo in spalla

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Si avvicina a passo veloce il periodo delle feste della Immacolata; ricorrenza che nella mia città, Termini Imerese, è particolarmente solennizzata.
 
E così, visto che in quella occasione di processioni se ne fanno davvero tante, volevo oggi esprimere un mio pensiero in merito. Non tutti riescono a comprendere il vero senso delle processioni; anzi, secondo alcuni, andrebbero addirittura abolite.
 
Una delle scuse è che ormai vi partecipa poca gente e che quelli che lo fanno, piuttosto che pregare, sono spesso affaccendati in altre cose. Non voglio oggi trattare questo argomento che sicuramente merita riflessioni ben più profonde. Voglio piuttosto esprimere il mio pensiero su una bruttissima abitudine che a volte si vede in talune processioni; ovvero quella di portare i santi sopra carrelli o peggio a bordo di furgoncini. La vara in processione va portata a spalla; differentemente è meglio non fare le processioni.
 
Portare sulle spalle la Madonna, il Crocifisso od altri santi, è un atto di penitenza, di devozione e di preghiera allo stesso tempo. Gesù portò sulle spalle la propria Croce; e lo fece soffrendo e fino al Calvario. Ma il portare a spalla una pesante vara, implica anche un aspetto antropologico non indifferente; ovvero l’uomo che mette a “disposizione” del santo la propria forza e la propria capacità di sopportare la fatica.
 
E’, per riflesso, quella stessa forza e quella stessa volontà che si mette nel sorreggere un anziano o un ammalato; senza provare fatica e dolore. Gesù diceva: “Il mio giogo è dolce ed il mio peso leggero!”
 
Si dovrebbe lasciare la possibilità, pure a quanti ne fanno richiesta nel corso della processione stessa, di poter portare il santo; anche se solo per pochi metri. Anche quella è preghiera. Anche la condivisione e la fratellanza, sono bagaglio del buon cristiano; e questo va fatto senza che ci si chieda chi è costui e perché lo fa.
Le processioni poi, hanno origini antiche e non sono certo una “invenzione” del cristianesimo; che piuttosto, ritenendole cosa utile, le ha copiate inserendole anche nei propri riti.
 
E per come ci dicono gli studiosi, già nel IV° secolo era uso fare drammatizzazioni esterne ai luoghi di culto che ripercorrevano il cammino di Gesù verso il Calvario. Ma c’è pure chi ne fa risalire le origini precristiane addirittura ad una “traslazione” processionale dell’Arca dell’Alleanza. L’allontanarsi dalla chiesa, luogo sacro per eccellenza, ed andare per le strade ed incontro alla gente, non solo è utile, ma persino necessario; anzi è cristiano.
Pur se ciò implica anche degli aspetti che, di per se, in talune occasioni, potrebbero sembrare profani; ma è una contaminazione benefica che va si guidata, ma mai avversata.


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