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Il prossimo 12 ottobre è attesa la sentenza a carico di Pietro Morreale, l’ex fidanzato di Roberta Siragusa, il cui corpo senza vita è stato ritrovato in un dirupo il 24 gennaio del 2021 in contrada Monterotondo a Caccamo. Secondo l’accusa, Morreale era accecato dalla gelosia e così avrebbe pensato al delitto e provato a costruirsi un alibi. Secondo le parti civili, il giovane merita l’ergastolo. Morreale, invece, continua a dichiararsi innocente.
Intanto, l’accusa chiede di continuare ad indagare perché potrebbero esserci stati dei complici che avrebbero potuto aiutare l’assassino ad occultare il corpo di Roberta, ma su questo resta ancora assoluto riserbo.
Nelle precedenti udienze gli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Sergio Burgio e Giuseppe Canzone hanno ricostruito davanti alla Corte di assise di Palermo, presieduta da Sergio Gulotta, la tragica morte della giovane caccamese di 17 anni.
Secondo l’accusa, Roberta non si è suicidata appiccando da sola le fiamme, ma sarebbe stata stordita e bruciata. «Le evidenze scientifiche sono chiare, è stato un omicidio efferato e premeditato – ha detto l’avvocato Castronovo – Lo dimostrerebbero i 33 episodi di violenza subiti da Roberta nei mesi antecedenti alla morte».
La famiglia chiede giustizia per Roberta
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