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I genitori hanno esposto denuncia, a seguito della quale la Procura ha aperto un’inchiesta.
I legali della bambina hanno dichiarato: “era nata un po’ prematura ma la gravidanza era in stato avanzato, il parto era andato bene e la bimba aveva tantissime possibilità di salvarsi, se non fosse stata colpita da una infezione: un batterio contratto in ospedale, da dove non è mai uscita, che se l’è portata via in meno di un mese”.
Hanno poi spiegato perché il parto è avvenuto prematuramente, a seguito di alcune complicazioni durante la gravidanza: “La mamma, che ha 29 anni e risiede ad Acireale con il marito 37enne, il 16 luglio 2022 si era recata al pronto soccorso ostetrico del Cannizzaro a causa di un distacco della placenta che, com’è noto, mette in serio pericolo la sopravvivenza del feto. Essendo giunta alla ventinovesima settimana più tre giorni di gravidanza, quindi oltre il settimo mese, un periodo di gestazione che garantisce ottime possibilità di sopravvivenza ai bambini prematuri, almeno l’80%, i medici dell’unità operativa di neonatologia hanno deciso di anticipare il parto sottoponendola in quella stessa giornata a un cesareo, perfettamente riuscito: la bimba è nata sana, pesava un chilo e 316 grammi ed è stata ovviamente posta in incubatrice nel reparto di terapia intensiva neonatale.”
Procede tutto bene fino al decimo giorno dal parto, quando una dottoressa avanza sospetti sulla contrazione di una gravissima infezione batterica che avrebbe colpito la piccola: “Ma a una decina di giorni dalla nascita una dottoressa ha riferito loro il forte sospetto che la figlioletta fosse stata colpita da un’infezione che il personale non era stato ancora in grado di identificare. Dopo quattro giorni di spasmodica attesa, in cui la mamma e il papà potevano comunque vedere e toccare, con le opportune accortezze, la loro bimba in incubatrice, purtroppo la conferma è arrivata. Il 30 luglio la stessa dottoressa ha comunicato alla coppia che la neonata era positiva al Serratia Marcescens, un batterio dai gravissimi effetti che non dovrebbe essere presente in ambienti come gli ospedali, tanto più nelle terapie intensive che dovrebbero essere sterili, ma che purtroppo è oggi responsabile di un’ampia gamma di infezioni nosocomiali ed è spesso causa di focolai ad alto tasso di mortalità ospedaliera, sia nei pazienti adulti sia proprio in quelli pediatrici”.
I genitori non hanno più avuto la possibilità di vedere la bimba fino a giorno 10 agosto, giorno prima del decesso della piccola, dal momento che ormai la sorte della bambina sembrava risultava drammaticamente scritta.
Continuano gli avvocati: “Dal 30 luglio le condizioni della piccola sono andate via via peggiorando, il batterio le ha colpito organi vitali, fino alla morte avvenuta per insufficienza cardiaca e concausata dai farmaci con cui i medici tentavano disperatamente di curarla: sempre il giorno prima della morte, il 10 agosto, alla mamma e al papà della bimba era stata fatta firmare un’autorizzazione per provare a somministrarle un antibiotico in quanto questo medicinale avrebbe potuto avere effetti collaterali, essendo consigliato per i bambini dai sei anni in su, tra cui appunto l’arresto cardiaco“.
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