Molti, almeno nell’ultimo tratto, lo facevano addirittura scalzi; e non erano pochi quelli che giungevano con i piedi sanguinanti davanti alla porta della chiesa. La meta, come avrete capito, era Altavilla Milicia; grazioso centro del palermitano che dalla nostra città dista circa venti chilometri, e dove ogni anno si festeggia la patrona, Madonna di Loreto.
Li giunti si scioglieva il voto, si accendevano ceri, e si lasciavano offerte per riconoscenza e grazia ricevuta; poi, dopo avere partecipato alla prima messa mattutina, il doveroso omaggio alla miracolosa immagine con il bacio e l’immancabile strofinata sul quadro di fazzoletti bianchi da portare a casa insieme a qualche ricordino ed all’immancabile pezzo di gelatu di campagna. Tanti acquistavano pure “a banniricchia”; una sorta di gonfalone in miniatura con l’effige della santa che veniva appesa sul davanti delle macchine o delle lambrette in maniera tale da far sapere a tutti che si era stati “a festa a Milicia”. Il momento clou era però al crepuscolo, quando annunciata dal frenetico scampanare e dallo sparo di mortaretti, tra le festose note della banda musicale iniziava la processione; accolta al passaggio dal gioioso lancio di calia e simenza da parte dei tanti caliara che avevano appostato le loro logge nei pressi.
“E chiamamula cu cori cuntritu..Viva a Maronna Aritu”; questo l’accorato grido dei portatori, con il capo coperto da una folkloristica bandana rossa, mentre “a vara” agghindata con fiori e nastrini avanzava a rilento tra la folla plaudente e con i bambini che venivano alzati innanzi al quadro in segno di affidamento a Maria. Poi, poco più avanti, ecco già pronte, appese alle funi, le due bambine che avrebbero dato vita alla tradizionale “vulata di l’ancili”; spettacolare lode alla Madonna che iniziava con ”Evviva Maria, Maria di Loreto….” e si concludeva al grido di “Evviva Maria SS. Lauretana”.
Ed era a questo punto che dai balconi stracolmi partiva l’emozionato e fragoroso applauso ed il lancio di migliaia di “cartuzzi pittati” che riempivano il cielo mischiandosi al fumo dei caldarrostai ed a quello dei tanti stigghiulara che nel frattempo avevano dato “fuoco alle polveri”.
La festa della Milicia con il suo grande carro devozionale, le sue variopinte luci e le tante bancarelle, è ancora oggi un appuntamento particolarmente atteso che richiama migliaia di pellegrini da tutta la provincia.
Pressoché scomparso è invece “u viaggiu a peri” ri Termini a Milicia; scoraggiato dal sempre crescente pericolo del traffico automobilistico, e che al massimo si limita alla semplice “acchianata” di qualche centinaio di metri dalla bassa periferia cittadina fino al sant
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