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Medici dall’estero anche per la Sicilia, la dura nota della Ugl Salute regionale. “Sconfitta per sistema sanitario e formativo, schiaffo per studenti vittime del numero chiuso in medicina”
“Il paventato approdo, anche in Sicilia, di medici provenienti da paesi esteri rappresenta non solo una grave sconfitta per l’intero sistema sanitario e formativo (regionale e nazionale), ma un sonoro schiaffo nei confronti di quei tanti giovani che avrebbero voluto diventare medici e, fino ad oggi, si sono visti sbattere le porte in faccia”.
E’ questo il duro commento che arriva dalla Ugl Salute Sicilia, alla notizia che presto nella nostra regione sarà assunto personale medico prelevato probabilmente dall’Argentina per sopperire ai vuoti in organico sempre più evidenti.
“Abbiamo ormai perso il conto degli anni che sono passati da quando ci siamo sentiti in dovere di iniziare la battaglia contro il numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina nelle università siciliane e non solo, oltre ad evidenziare il collo di bottiglia dei corsi di specializzazione, senza ottenere alcun risultato tangibile. Oggi tutti si stanno finalmente accorgendo di questi due problemi. Adesso che è ormai troppo tardi! C’è rabbia e rammarico nelle parole del segretario Carmelo Urzì e dell’aggiunto Raffaele Lanteri.
Il nostro pensiero va a tutti gli studenti che nel tempo hanno dovuto cambiare progetti di vita perchè respinti e scoraggiati da una norma, come quella dei posti centellinati, che noi abbiamo ritenuto sempre assurda, così come paradossale è stata l’esiguità di fondi per le borse di studio in favore degli specializzandi. Non avendo programmato adeguatamente ora ci troviamo senza lavoratori pronti ad essere assunti e siamo costretti a chiedere medici dall’altra parte del mondo.
Per decenni abbiamo mortificato la nostra formazione, non formando i giovani, per andarci a prendere personale sicuramente rispettabile, i cui standard di specializzazione però non sono così tanto chiari. Bisogna subito eliminare ogni barriera numerica per le facoltà di medicina e delle professioni sanitarie, lasciare al libero mercato le opportunità di formazione e aumentare i posti di specializzazione. Siamo consapevoli che si tratta di azioni che potranno portare benefici tra qualche anno, ma se non iniziamo subito corriamo il rischio di avere sempre più necessità di ricorrere alla ricerca di medici e sanitari in ogni parte del pianeta – evidenziano Urzì e Lanteri. Dopo aver mortificato almeno due generazioni di potenziali medici, nonostante le reiterate prese di posizione di tanti a partire dal nostro sindacato, adesso è giunto il momento di correre per cercare di recuperare almeno qualche scampolo di tempo perduto.
C’è da progettare un futuro in cui i nostri giovani non devono rimanere disoccupati e guardare gli stranieri lavorare nelle nostre corsie d’ospedale. La politica non ha più attenuanti – concludono i due sindacalisti – principalmente oggi che si trova davanti ad un danno abnorme ed ha l’obbligo di intervenire urgentemente, se non vuole far saltare per aria un sistema sanitario regionale e nazionale già in notevole difficoltà”.
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