Il giovane lavorava come mediatore culturale e faceva degli extra come muratore. Nelle ultime settimane però sembra sparito nel nulla, non si hanno piu sue notizie, nessuno lo ha visto ne sentito, i famiglia non credono a un suo allontanamento volontario e continuano a chiedere che venga fatta luce su quanto gli possa essere accaduto.
Daouda Diane era in prima linea e denunciava le condizioni lavorative di tanti immigrati che arrivano nel nostro paese e vengono costretti a lavorare in nero senza alcuna sicurezza e senza alcuna tutela. Il fratello e la moglie Awa erano a conoscenza del fatto che Daouda si battesse per difendere i suoi diritti e quelli dei suoi conterranei, «Molte volte – dice la moglie – si lamentava delle condizioni difficili in cui era costretto a lavorare. Diceva che non è vero quello che si sente in giro sullo stato dei lavoratori immigrati. In Italia si lavora in condizioni disumane e spesso si rischia anche la vita».
Daouda era in Italia da cinque anni possedeva un regolare permesso di soggiorno, riusciva a provvedere sia al suo sostentamento che ad aiutare la sua famiglia in Costa d’Avorio.
Aveva pure programmato di tornare il 22 luglio nel suo paese a riabbracciare i suoi parenti, dopo anni trascorsi lontano da casa, ma tutto si è fermato il 2 luglio.
Nessuno ha più visto né sentito Daouda, i colleghi al lavoro, i suoi famigliari, nessuno ne ha più traccia. La moglie teme che possa ch qualcosa sia accaduto al lavoro, forse un incidente o sia stato ucciso magari per avere visto o sentito qualcosa che non doveva.
A Ragusa oggi si terrà una nuova manifestazione organizzata da USB per chiedere delle indagini sulla scomparsa di Daouda: “Torneremo in piazza a manifestare affinché venga fatta giustizia sul caso di Daouda – si legge nel post condiviso sui social – un lavoratore ivoriano recatosi un giorno nel suo posto di lavoro e mai più ritornato a casa. Non si può sparire per il pane! Invitiamo tutte le organizzazioni sindacali e politiche alla presa di posizione”.
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