Alcara Li Fusi: ritorna la secolare festa del “Muzzuni”

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Finalmente, dopo il duro periodo trascorso durante la pandemia Covid, con le necessarie restrizioni, ripartono le feste patronali, vere e proprie finestre aperte alla cultura, all’arte ed alle tradizioni più antiche, dove vengono valorizzati gli usi ed i costumi dei vari territori. Molto spesso sono fusioni tra religione e riti pagani.

Ad Alcara Li Fusi, un meraviglioso paesino immerso nell’incontaminata natura dei Nebrodi, il 24 giugno, in occasione della festa di San Giovanni Battista martire, ha inizio la festa del “Muzzuni”, di origini pagane. Un rito dedicato alla fertilità, alla terra, alla natura, alla giovinezza, all’amore.

La tradizione del “Muzzuni”, che si ripete da secoli, è una festa che vede esposti bellissimi tappeti, detti “Pizzare” lavorati esclusivamente a telaio antico, dove vengono adagiati dei piatti detti “Lauretti” (steli di grano).

Inoltre, all’interno di alcune delle case di Alcara, le donne della famiglia preparano u “Muzzuni” , una brocca dal collo mozzo, interamente rivestito di bellissimi e colorati foulard di seta, ornato da preziosi ori appartenenti alle famiglie del quartiere. Tutto accompagnato dalla deposizione di steli di grano messi da una bambina del posto, nei panni di una sacerdotessa.

Iniziano così i canti popolari melodiosi, come fossero preghiera, ispirati alla vita contadina, al rito del companatico, sulla sincerità e fortificazione dell’amicizia e, per concludere, sul corteggiamento di due innamorati, dove amorevolmente si scambiano a “Cunfetta”, così insieme in un unica voce recitano una filastrocca:

Iriteddu facitini
amari
Chi ‘ inni facimu cumpari
Inzoccu avemu ‘nni spartemu
E mai ‘ nni sciarriamu
Cumpari semu e cumpari ristamu
Quannu vieni a morti ‘ nni spartemu.

Meravigliose tradizioni e importanti scambi culturali che attraggono altre culture, dove tutto si fonde in un unico messaggio: quello di far conoscere alle nuove generazioni la bellezza di stare in piccoli luoghi ma d’infinita cultura come Alcara Li Fusi.

Giuseppe Mesi


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