Nel corso dell’udienza ha deposto l’ex fidanzato, Pietro Morreale, accusato della morte di Roberta che, secondo l’accusa, sarebbe stata bruciata e poi gettata in burrone nella zona di Monte San Calogero. Morreale, che indossava un pantalone blu e una camicia righe e scarpette da tennis, ha ripercorso tutta la sera e la notte di gennaio.
Ha ribadito che la giovane si sarebbe gettata della benzina che lui teneva in auto per mettere in moto la Vespa. Ha più volte affermato che il rapporto con Roberta non era conflittuale. Litigavano, ma come litigano le coppie. Una sola volta l’ha colpita con uno schiaffo durante una lite.
La sera del delitto, lui non voleva uscire. Sarebbe stata Roberta a volere uscire e trascorrere la serata in casa di amici. Dopo alcune ore tornando verso casa avrebbero deciso di appartarsi al campo sportivo. Qui Roberta gli avrebbe confessato che si sentiva con un altro ragazzo.
A questo punto secondo quanto ha raccontato Morreale, la giovane avrebbe preso la bottiglia di benzina se la sarebbe gettata di sopra e si sarebbe dato fuoco. Morreale sempre freddo e molto sicuro ha avuto un momento di commozione. Ha raccontato del calore e dell’odore terribile che sprigionava dalle fiamme. Un odore nauseabondo che non aveva mai sentito prima.
Ha raccontato che ha continuato a mandare messaggi a Roberta sapendola morta perché non riusciva a credere che avesse potuto fare un gesto simile. Il giovane è stato interrogato oltre che dai giudici anche dagli avvocati che assistono la famiglia di Roberta della vittima, costituta parte civile al processo, gli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio.
Tanti i punti da chiarire sul perché ad esempio non ha dato subito l’allarme dopo quanto era successo e ha atteso solo la mattina per presentarsi in caserma. Perché si sia allontanato dal campo sportivo e poi sia tornato di nuovo? Perché visto che ha detto di avere tentato di spegnere le fiamme non avesse bruciature nelle mani? Ha risposto anche alle domande del suo avvocato Gaetano Giunta.
La tesi del suicidio era stata negata all’inizio dell’udienza dal consulente di parte della famiglia Manfredi Rubino. Il consulente ha ribattuto punto per punto alle domande dell’avvocato Giunta e ha escluso in modo categorico l’ipotesi che Roberta si sia uccisa da sola. La prossima udienza sarà la volta di altri consulenti che avranno il compito di chiarire gli aspetti tecnici sul video e su quel lampo di fuoco che divorato Roberta.
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