Omicidio Roberta Siragusa: oggi nuova udienza, mamma Iana continua a chiedere giustizia

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Si terrà oggi, al carcere Pagliarelli di Palermo, una nuova udienza a carico di Pietro Morreale, accusato dell’omicidio di Roberta Siragusa, la giovane di 17 anni trovata morta in contrada Monte Rotondo a Caccamo in una fredda domenica di gennaio dello scorso anno. “Andiamo avanti in attesa che si faccia giustizia per Roberta”, scrive mamma Iana Brancato su Facebook. 

Nella precedente udienza, le parti processuali tutte, su richiesta del difensore dell’imputato, hanno acconsentito affinché venissero acquisiti i verbali di testimonianza resi il 24 gennaio 2021, subito dopo il ritrovamento del corpo della povera Roberta, da Ivan Morreale, padre dell’imputato, da Antonina Zoida, madre dell’imputato e da Chiara Morreale, sorella dell’imputato.

Subito dopo l’acquisizione dei verbali però gli avvocati di parte civile, Sergio Burgio, Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona Lo Verde, hanno chiesto di potere porgere loro alcune domande a chiarimento rispetto a quanto dagli stessi sostenuto nei verbali di Sit.

Roberta Siragusa

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Il presidente ha invitato allora i testimoni a rispondere alle parti facendoli sedere nel banco dei testimoni al cospetto dei familiari di Roberta- tutti presenti- e del figlio all’interno della cella in aula.
I genitori e la sorella si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande che avrebbero posto gli avvocati di parte civile.

Le dichiarazioni degli avvocati della famiglia Siragusa

«Gli avvocati di parte civile pur riconoscendo il diritto, previsto dal codice di procedura penale, dei genitori di Pietro di avvalersi della facoltà di non rispondere, si sarebbero aspettati che gli stessi invece si determinassero a rispondere per difendere le posizioni del figlio accusato di omicidio aggravato ( per il quale è prevista la pena dell’ergastolo) , figlio che hanno sempre ritenuto essere innocente – affermano gli avvocati Sergio Burgio, Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona Lo Verde-. Avremmo chiesto alla madre che fine avesse fatto la tuta Adidas indossata da Pietro Morreale la sera dell’omicidio (tuta immortalata dalle immagini a colori del sistema di video sorveglianza di una tabaccheria di Caccamo, tuta riconosciuta dai testimoni presenti in aula e indossata da Pietro la sera dell’omicidio). Questa possibilità non ci è stata data. Avremmo chiesto come mai Pietro avesse una bottiglia di benzina in auto, ma anche questa possibilità ci è stata negata. Avremmo chiesto come mai non hanno subito allertato i Carabinieri non appena Pietro ebbe a raccontare l’accaduto la mattina del ritrovamento del cadavere di Roberta anziché recarsi con comodità in caserma la
mattina del ritrovamento  – concludono gli avvocati difensori -.  Tutte domande rimaste senza la loro risposta.
Nessun cenno di cordoglio e dispiacere per la morte di Roberta!
L’istruttoria ormai sta delineando un quadro accusatorio ben preciso a conferma del buon lavoro svolto in modo meticoloso dai Carabinieri della Compagnia di Termini Imerese coordinate dal Procuratore della Repubblica Giacomo Barbara e dal Procuratore capo, Ambrogio Cartosio».


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