Ma voglio oggi parlarvi di quella, molto bella, che si trova nella pinacoteca del nostro Museo Civico Baldassare Romano; un dipinto in olio su tela di cm 208×158 la cui realizzazione, avvenuta nel seicento, è stata attribuita a Giovanni Battista Quagliata.
Non si sa in quale chiesa della nostra città si trovasse la tela, ma la committenza fu probabilmente opera di qualcuno dei messinesi che proprio in quel periodo storico risiedevano a Termini e che sicuramente ben conoscevano il pittore Quagliata; artista formatosi nella scuola di Pietro da Cortona che, guarda caso, era proprio originario di Messina dove era nato nel 1603 e dove morì nel 1674.
Vi ho parlato in un precedente post sullo stesso argomento di tale Maria Bertolo, messinese, che viene citata in una sua ricerca dal prof. Salvatore Mantia, e che apparteneva ad una delle famiglie più in vista e rispettate della nostra città. I Bertolo vengono infatti riportati anche in un testo di Saverio Di Bella dal titolo “La Rivolta di Messina 1674 1678….” che in una delle pagine così scrive:
“Alla classica tipologia della mobilità sociale, il caso siciliano aggiunge una caratteristica che è opportuno sottolineare . Si può constatare, infatti, che le secrezie e le viceportulanie delle città demaniali sono saldamente tenute dalle grandi famiglie, alcune delle quali di recente nobiltà, che formano le oligarchie cittadine: a Trapani, ad esempio, troviamo i Fardella, i Russo a Corleone, i Bertolo a Termini…..”
Quella di Maestro Portulano che lo stesso Di Bella definisce addirittura degli “Oligarchi” di città, era una figura istituita durante il periodo Aragonese a cui era demandato il compito di sovrintendere a tutte le attività portuali; ed in particolar modo a quelle legate alla movimentazione di grano. Termini Imerese fra il seicento ed il settecento, insieme a Sciacca, Licata e Girgenti, era uno dei Regi Caricatori di Sicilia; ed i Vice Portulani a cui ne era demandato il controllo, spesso portavano al loro seguito persone di fiducia a cui, nei loro uffici, affidare i compiti più delicati.
Ecco quindi come, in quegli anni, possa essersi formata a Termini una piccola “colonia” di messinesi che, probabilmente erano venuti proprio con i Bertolo, contribuendo quindi, anche qui, alla diffusione del culto per la Madonna della Lettera. E’ ovviamente una mia teoria. Tornando al dipinto di cui vi sto parlando, e che vedete in foto, si trova nel nostro Museo Civico Baldassare Romano; e la Madonna vi è raffigurata all’interno di una grande corona di fiori circondata da angioletti. In mano, come è tipico di questa iconografia, la Vergine reca proprio una lettera che inizia con su scritto così:
” Maria Virgo, Joachim Filia, Dei humillima Christi Jesu Cruci Fixi Mater, ex tribu Juda, stirpe David Mesanensibus omnibus salutem, et Dei Patris Omnipotentis Benedictionem…” – La cui traduzione, approssimativamente, possiamo così riportare:
“La Vergine Maria, figlia di Gioacchino, umilissima madre di Dio Gesù Crocifisso, della tribù di Giuda, della stirpe di Davide, a tutti i Messinesi, saluti e benedizioni di Dio Padre Onnipotente…”
Anche da Termini Imerese quindi un saluto va a tutti i messinesi che oggi festeggiano la loro Patrona, e con tanti auguri di buon onomastico a quanti portano il nome di Letterio.
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