Un incontro che si è rivelato terreno fertile per un interessante dibattito tra psicologi, magistrati e avvocati sul fenomeno mafioso in relazione al contributo che può fornire la psicologia.
Dopo i saluti istituzionali del “padrone di casa”, il direttore dell’Orto Botanico, Rosario Schicchi, di Antonio Balsamo, presidente del tribunale di Palermo, di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e di Gaetana D’Agostino, presidente dell’ordine regionale degli psicologi, sono intervenuti il professore Girolamo Lo Verso, le professoresse dell’Università degli studi di Palermo Cinzia Giordano e Serena Giunta, e la psicologa nonché dirigente del Servizio di neuropsichiatria dell’Asp di Trapani, Graziella Zizzo. A questi si aggiungono l’avvocato nonché componenti del Cga, Nino Caleca, e l’ex magistrato Gioacchino Natoli che, nel corso dell’evento organizzato nel trentennale delle stragi, ha ricordato l’aneddoto che riguardava lui, Falcone e il pentito Tommaso Buscetta.
Sul maxi schermo anche alcuni scatti della fotoreporter palermitana Letizia Battaglia, come quello che mostrava alcuni bambini – durante gli anni più sanguinosi della mafia – che giocavano con dei gessetti riproducendo per terra delle sagome simili a quelle che venivano tracciate dai poliziotti attorno ai cadaveri dopo un omicidio.
«A volte si presentavano donne con adolescenti – ha riferito la dottoressa Zizzo ricordando alcuni soggetti seguiti nei territori ad alta densità mafiosa – che volevano un sostegno da parte di un terapeuta che potesse salvarli dal loro destino.
Omosessualità che invece – racconta – in alcuni casi poteva invece servire come via di fuga dall’identità maschile e più propensa alla violenza nel mondo mafioso, nell’ottica di non doversi sentire obbligato a seguire le orme di un padre legato a Cosa nostra».
Per la presidente dell’Ordine degli psicologi della Regione Siciliana, Gaetana D’Agostino, l’obiettivo dell’incontro è stato pienamente raggiunto: «Siamo lieti per ciò che è venuto fuori da questa giornata di studio perché si è creata una contaminazione tra professionisti dell’ambito giuridico e psicologico.
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