La zia da sempre maniaca dello shopping e dell’abbigliamento all’ultima moda ne parla a ogni riunione di famiglia, con termini entusiasti: «C’è una scelta infinita che nei negozi te la sogni, trovi anche le XXL, non devi scarpinare per chilometri, ci sono tanti affaroni, puoi fare compere a qualsiasi ora del giorno e della notte stando sul divano… E poi ti arriva tutto a casa».
Lo shopping on line è una risorsa: anche per chi, per le più varie ragioni – salute, tempo, gestione di famiglia e lavoro – fa fatica a trovare gli spazi per la spesa. E i lockdown – con negozi chiusi e impossibilità di uscire, obbligo dell’uso di carte di credito e bancomat – hanno dato una spinta forte agli acquisti in rete, convincendo anche i più diffidenti. Come ogni medaglia, però, anche questa ha il suo rovescio: proprio perché comprare (e pagare) con un click è facilissimo, è altrettanto facile lasciarsi andare ad acquisti compulsivi. Con tutti i rischi del caso: spendere troppo, comprare oggetti deteriorati o non corrispondenti alle aspettative o addirittura contraffatti, azzardare un pericoloso “fai-da-te” per la salute, ma anche essere raggirati.
Secondo l’ultimo rapporto OCSE-EUIPO (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale) la vendita online di prodotti falsi pericolosi per la salute, la sicurezza e l’ambiente è in aumento: tra i più comuni, profumi, cosmetici, abbigliamento, giocattoli, pezzi di ricambio per automobili e prodotti farmaceutici. Perciò associazioni di consumatori e siti specializzati negli acquisti on line hanno stilato vari vademecum per comprare nella maniera più oculata possibile. Tra loro, Optime, Osservatorio per la Tutela del Mercato dell’Elettronica in Italia, impegnato dal 2017 in un’azione di sensibilizzazione per contrastare la concorrenza sleale dei siti non regolari, spesso responsabili di truffe e, in casi specifici, ad attuare segnalazioni ed esposti alle autorità competenti: un’indagine di Unipol evidenzia che sono più di 10 milioni gli
italiani che hanno subìto violazioni, ma la maggior parte non denuncia perché non sa come fare. «Segnalare i rischi della rete e imporre alle piattaforme di adottare misure preventive per evitarli non è un freno all’innovazione, ma al contrario la strada migliore perché internet possa dispiegare appieno tutto il suo potenziale positivo per l’economia e per la società», sottolinea Davide Rossi, presidente di Optime.
Ma quali sono le buone regole per evitare brutte sorprese acquistando in Rete? «Verificare che siano riportati i dati della società titolare dell’attività commerciale (nome, partita IVA, numero di registrazione al REA e sede). Se sul sito ci sono loghi delle carte di credito, ma poi si può comprare solo tramite bonifico bancario, non è un buon segno.
Occhio agli sconti: se c’è una differenza enorme (tre o quattro volte) tra prezzo di partenza e prezzo al quale viene venduto il prodotto ci può essere qualcosa che non va. Non fidarsi mai al 100% delle recensioni, soprattutto positive. Bisogna cerca di capire se l’utente sia una persona reale e verificare eventuali sue recensioni su altri venditori. Controllare che modalità di recesso e garanzia siano chiare. Se si acquista materiale elettronico, badare che sia specificato che si ha diritto al ritiro del vecchio apparecchio, senza costi. L’etichetta energetica per alcuni prodotti, come tv, frigo, lavatrici, lavastoviglie aspirapolvere è obbligatoria. Non lo è per smartphone, tablet, PC e rasoi. Diffidare di accordi “strani” per i quali, a fronte di acquisti di altre persone coinvolte, si può ottenere un bonus, o addirittura un guadagno. Infine, un campanello d’allarme importante sono le somiglianze, nel nome e nella grafica, con società molto note».
Padre Giovanni Calcara, domenicano del convento di Soriano Calabro (Vibo Valentia), invita a riflettere, prima di cliccare: «Partiamo dalla parola di Gesù: “Cercate prima il Regno di Dio, e tutto il resto vi sarà dato in più”. Bisogna cercare ciò che è essenziale, i valori che costruiscono la dignità della persona, e non accumulare i beni materiali. Senza arrivare alla patologia psicologica dello shopping compulsivo, l’acquisto sfrenato spesso si
lega a un’attenzione esasperata all’immagine esteriore o al bisogno di colmare vuoti interiori. Si acquista ciò che ci serve o ciò che ci propina la pubblicità e la moda? La rete spinge all’isolamento i componenti della famiglia privandoli – oltre che del dialogo – della condivisione anche negli acquisti, talvolta intaccando i risparmi o mettendo a rischio la situazione economica della coppia, e impedendo ai figli di dare alle cose il giusto valore.
Altra riflessione: senza essere adeguatamente informati, si rischia di essere truffati, ma anche di acquistare merce che costa poco perché frutto di sfruttamento e abusi sui lavoratori, rendendosi indirettamente complici di un sistema distorto e ingiusto».
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