Sulla base delle risultanze investigative, il soggetto colpito dall’odierno provvedimento, ex appartenente alla polizia penitenziaria ed ex gestore di note discoteche situate nel territorio di Milazzo, si è reso protagonista di numerosi precedenti giudiziari: da ultimo, nel luglio scorso, a seguito delle indagini di cui all’operazione c.d.
“Dinastia”, è stato riconosciuto responsabile dei delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso e di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, con una condanna, in abbreviato, che dovrà comunque trovare conferma nelle successive fasi giudiziarie, a ben 20 anni di carcere.
L’operazione richiamata rappresenta uno sviluppo della incessante manovra di contrasto coordinata dalla Procura Distrettuale di Messina nei confronti della famiglia mafiosa barcellonese, la cui esistenza e operatività è stata negli anni accertata con varie sentenze all’esito di numerosi procedimenti penali (Mare Nostrum, Icaro, Eris, Vivaio, Pozzo, Gotha, ecc..) che l’hanno decimata con l’arresto e la condanna di capi storici e gregari; in particolare, le indagini hanno dimostrato che i più autorevoli rappresentanti della consorteria ancora in libertà decisero di mettere le mani sul controllo del traffico delle sostanze stupefacenti, allo scopo di integrare gli introiti dell’attività estorsiva, che in quel periodo si era rivelata particolarmente rischiosa e poco remunerativa.
L’esame del provvedimento giudiziario, emesso al luglio del 2021, non ancora definitivo, è comunque illuminante rispetto alla relativa caratura criminale, lì dove ne viene attestato, sin dagli anni ’90 e almeno fino al 2015, il ruolo di esponente del sodalizio mafioso denominato “clan dei barcellonesi”, attivo nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto e nei comuni limitrofi, diretta propaggine di Cosa Nostra siciliana, storicamente radicata su quei territori.
Alla luce di tali sintomatiche evidenze, che dovranno comunque trovare conferma nelle prossime udienze camerali e nei successivi gradi di giudizio, con l’odierno provvedimento, il Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione, valorizzando le molteplici risultanze agli atti della Distrettuale Antimafia di Messina, da un lato ne ha riconosciuto il profilo di “pericolosità sociale qualificata”, dall’altro, sulla scorta degli approfondimenti economico-patrimoniali condotti dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Milazzo, in sinergia con gli specialisti del G.I.C.O. di Messina, ha rilevato l’esistenza, secondo ipotesi d’accusa, di disponibilità di beni in misura sproporzionata rispetto ai redditi lecitamente dichiarati, concludendo come lo “sulla scorta del tenore di vita e delle condotte illecite reiteratamente tenute, avuto riguardo agli elementi reddituali e di fatto, viva abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose”.
In particolare, dagli accertamenti economico patrimoniali svolti, fatte salve successive valutazioni all’esito del
contraddittorio con la difesa, è emerso un quadro incoerente relativamente al periodo 2008 – 2011, sperequato rispetto alla capacità reddituale, riscontrando uscite, per contratti di leasing accesi dal proposto, superiori rispetto al reddito dichiarato.
Nel corso dell’odierna attività, sono stati quindi cautelati ed affidati ad un amministratore giudiziario nr. 2 compendi aziendali, comprensivi dei relativi beni patrimoniali, attivi nel settore del “noleggio autoveicoli ed attrezzature per lavori edili”, nonché nr. 3 immobili, siti nel Comune di Milazzo, nr. 14 autoveicoli e nr. 4 rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima pari a oltre un milione di euro.
L’odierna operazione testimonia il costante impegno della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, della Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, nonché della Guardia di Finanza di Messina, volto ad individuare le ricchezze illecitamente accumulate, per restituirle alla collettività, ricorrendo a tutti gli istituti giuridici di aggressione patrimoniale previsti dall’avanzata normativa antimafia nazionale.
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