Anticamente non era così; ed anzi ai preti della nostra città, proprio la domenica mattina toccava fare gli “straordinari”; infatti si dovevano alzare al canto del gallo per la prima messa, cosiddetta “du Patrinostru”.
Era una messa sotto certi aspetti particolare; e non per la liturgia, ma perché in genere vi partecipavano solo contadini che, magari per esigenze legate alla stagione, anche la domenica si dovevano alzare prestissimo e con muli e carretti andavano a lavorare i campi.
A farlo non erano ovviamente tutti; ma principalmente quelli che avevano terre nelle vicinanze della città, ed in particolare i tanti che coltivavano i jardina della piana del San Leonardo.
I viddani rispettosi del giorno del Signore e non volendo mancare ai loro “doveri” religiosi, preferivano andare in chiesa proprio per quella prima messa.
Infatti pur se il loro rientro dai campi avveniva già nella tarda mattinata, essi avevano poi da attendere ad altri impegni.
C’era chi portava a riparare il carretto, chi andava dal fabbro per sistemare ferri e zoccoli al mulo e chi, ed erano in tanti, andava dal barbiere.
Per i viddani infatti la domenica, oltre che giorno del Signore, era u jornu da varba; e quindi anche queste categorie di lavoratori tenevano aperta la loro attività in attesa di questi particolari clienti.
Per la messa du Patrinnostru in cui, per andare incontro alle esigenze dei contadini, pare che i preti saltassero l’omelia o comunque ne abbreviassero il contenuto, non era nemmeno raro vedere davanti alle chiese, legati ad un palo della luce o nella stessa inferriata del sagrato, muli ed altri animali in attesa dei loro padroni.
Questa era Termini quando la sua economia era ancora a forte vocazione agricola ed i contadini, con le loro attività, ne segnavano la vita e lo scorrere del tempo.
A cura di Nando Cimino
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