È stata pienamente accolta l’eccezione e la richiesta di immediato proscioglimento dell’imputato avanzata dagli avvocati Gioacchino Genchi, Lara Pellegrini, Paolo Siniscalchi, “per mancanza di querela della persona offesa”: la querela, infatti, non era stata presentata personalmente da Giardina bensì da un consigliere comunale, a nome dell’amministrazione, che – come eccepito dai difensori – “non risulta essere persona offesa del reato denunciato”, né aveva alcun titolo a rappresentare “l’amministrazione del Comune di Mezzojuso”, in quanto alla data di presentazione della querela tanto la Giunta che il Consiglio comunale di Mezzojuso erano stati già sciolti col decreto del presidente della Repubblica.
Nel corso della puntata di “Non è l’Arena” di La7 andata in onda il 12 gennaio 2020, era stato trasmesso un servizio in cui veniva evidenziato che, come scrivono i giudici del Tar, “a seguito dell’emergenza idrogeologica
del novembre 2018, il Comune ha fatto ricorso a svariati affidamenti diretti per somma urgenza in favore di imprese i cui titolari hanno frequentazioni con esponenti della criminalità organizzata”. A proposito del titolare
dell’impresa affidataria, l’inviato Danilo Lupo commentava: “Leonardo La Barbera che ha, per parte di moglie, un legame di parentela con i La Barbera considerati dagli inquirenti la famiglia mafiosa locale”.
Il riferimento è al vecchio capomafia Nicola La Barbera conosciuto come “don Cola”, alla cui tumulazione nel cimitero di Mezzojuso, in quanto la Questura aveva vietato il funerale, avvenuta il 29 ottobre 2004, era
presente Salvatore Giardina, quando ricopriva la carica di “Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Mezzojuso”, come risulta dalla relazione redatta dai carabinieri e inviata alla Procura di Termini Imerese, dove
però è scomparsa. Tuttavia è stata recuperata, nel corso delle indagini difensive, dagli avvocati Genchi e Pellegrini.
Giletti, dunque, dopo il servizio, a commento delle considerazioni svolte dal magistrato Alfonso Sabella, intervenuto nella trasmissione, aveva criticato l’affidamento dato al “parente del sindaco”, precisando però che
“è vero che lì son tutti parenti di tutti, per carità”.
Un’analisi che non era stata gradita all’ex sindaco Giardina e ai componenti della sua giunta, intanto dichiarati “non candidabili” per i prossimi due turni elettorali, prima dalla sezione civile del Tribunale di Termini Imerese
presieduta da Raimondo Loforti e dopo dalla prima sezione civile della Corte di appello di Palermo presieduta da Daniela Pellingra.
La querela, però, era stata presentata l’8 aprile 2020 da un soggetto che, come evidenziato nella memoria dell’avvocato Gioacchino Genchi, “non risulta essere un avvocato, né era munito di alcuna apposita procura
speciale da parte degli asseriti sottoscrittori dell’atto da lui depositato”. Non solo, “quand’anche si volesse attribuire la qualità di pubblico ufficiale ai presentatori della querela, gli asseriti sottoscrittori dell’atto
risultavano non essere più dei pubblici ufficiali, essendo tutti decaduti dalle cariche amministrative da ciascuno ricoperti, negli organi di amministrazione elettiva del Comune di Mezzojuso, a far data dalla notifica del decreto
di scioglimento che, come riportato a pagina 7 della querela, perveniva al Comune di Mezzojuso in data 16 gennaio 2020”.
Una tesi in punto di diritto che era sfuggita al procuratore Cartosio, ma condivisa dal giudice Turrisi che ha dichiarato il “non luogo a procedere”.
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