La donna era affetta da un tumore delle ghiandole salivari (carcinoma mioepiteliale della parotide sinistra) aveva già subito un intervento ed era stata sottoposta a radioterapia per rimuovere le cellule cancerogene. Ma dopo i trattamenti durante un controllo erano state riscontrate delle metastasi polmonari.
Alla donna ed ai medici a seguito di quest’ultima diagnosi non restava che attendere il decorso della malattia, con una certa progressione al peggioramento, infatti in breve tempo la massa polmonare era raddoppiata, passando da 1, 4 a 3 centimetri.
Con questa progressione i medici hanno tentato con la sperimentazione. Come ogni paziente prima di ogni terapia, in questo periodo, è stata sottoposta alle due dosi di vaccino anti-Covid nello specifico il Moderna.
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Ma proprio a seguito di questo vaccino, durante i controlli successivi: le Tac hanno dimostrato una sostanziale riduzione delle lesioni e un cambiamento nella composizione delle cellule tumorali, infatti proprio quest’ultime contenevano al loro interno cellule del sistema immunitario (linfociti B, linfociti T, cellule dendritiche e natural killer).
L’ipotesi dei medici è che «L’intensa risposta infiammatoria stimolata dal vaccino potrebbe aver promosso una risposta antitumorale».
Lo staff medico guidato da Renata Ferrarotto, direttore del dipartimento di oncologia dei tumori della testa e del collo dell’MD Anderson Cancer Center hanno costatato: «Notevole riduzione del numero assoluto di cellule tumorali e della frazione di esse che proliferavano in maniera attiva».
Si pensa quindi che la risposta immunitaria al vaccino abbia stimolato una risposta anche contro il tumore è alla base dell’immunoterapia, questa tecnica innovativa e di ultima generazione ha ottenuto anche il Nobel per la Medicina nel 2018.
Su questa base la medicina tratta alcuni tumori come il (melanoma e carcinoma squamocellulare), del polmone, del rene, del colon, della vescica, stimolando il sistema immunitario a reagire contro le cellule tumorali.
Nel caso della donna si tratterebbe di una attivata scatenata involontariamente dal vaccino, magari tra qualche anno, a seguito dei dovuti studi, controlli e valutazioni da parte degli scienziati potrebbe essere una valida cura.
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