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Io ce l’ho la mia bandiera arcobaleno, è nuova di zecca me l’ha spedita un fan che non si è firmato, e che ringrazio.
Ne avevo già una anni fa, la tenni alla finestra per tanto tempo all’inizio del secolo, a forza di stare fuori si era tutta stracciata ed era rimasta solo la lettera P. La P di Putin e di Porcaputtanacimancavalaguerradopodueanniemezzodipandemia.
L’attenzione aprendo internet è passata in un giorno dalla curva dei contagi alle notizie sulla guerra in Ucraina. Possiamo sperare che cessino le armi, come si spera che cambi il tempo ma almeno per la pioggia puoi guardare il meteo, per la guerra siamo appesi alle decisioni di uno o di pochissimi che quasi sempre bluffano .
Mi sembra impossibile che questo tipaccio dallo sguardo ambiguo (ce l’ha sempre avuto quello sguardo anche quando qualcuno ne parlava bene) ogni giorno riesca a convincere un esercito di soldati che ha senso pianificare la morte di civili innocenti, tra cui addirittura ci sono dei bambini, ripeto, bambini.
Sto cercando di mantenere un tono quasi distaccato, perfino ironico, mentre scrivo, sebbene non sia il caso, perché sono preoccupato, ma non so proprio come sostenere il pensiero che in questo momento, a marzo del 2022 in Europa si stia mettendo in atto un piano di morte di innocenti per il controllo di un territorio da parte di una potenza militarmente sproporzionata.
L’ironia a volte ti salva il culo, ma qui è stridente, perché davvero si fa fatica a pensare che quello che sta succedendo in Ucraina stia davvero succedendo.
Sta succedendo, certo c’è la propaganda mossa dagli interessi (nelle guerre c’è sempre) però di certi giornalisti ho imparato a fidarmi, alcuni di loro sono lì a raccontare quello che vedono e che accade, si attengono ai fatti, come si usa dire. E i fatti sono terribili.
C’è una guerra, qui in Europa. Tante volte si usa la parola QUI per ragioni diverse, spesso quando QUI vuol dire NON LI.
Qui c’è una guerra, e ora formulo l’unica frase che sebbene mi faccia sentire inutile non posso non scrivere oggi: fermatevi vi prego, fermatevi e basta, fate vivere i bambini, fate vivere le persone vive, fate passeggiare gli innamorati, fate sognare chi dorme, fate lavorare i lavoratori, giocare a pallone, seminare i campi, cucire vestiti, allestire vetrine con cose inutili ma luccicanti, litigare per il tifo o per il pianerottolo, guarire dalle ferite e dalle malattie, riempire zainetti di costumi da bagno e pareo, fate dire buongiorno a chi si incontra per strada.
Fatelo per l’Euro festival se non volete farlo per le nonne che stanno nelle file alla frontiera o nei rifugi e che portano con se una busta della spesa con dentro tutto quello che riescono a trasportare.
E quando penso “fatelo” a chi mi rivolgo? non lo so, non lo so davvero, io non lo so.
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