Come è noto, la proposta prevede, oltre a 10 Ospedali di comunità nella Provincia di Palermo, anche 37 Case di comunità. Le Case di comunità rappresenteranno, nella futura organizzazione del servizio sanitario nel territorio, un importante punto di riferimento per gli utenti. Infatti vengono definite come strutture sanitarie, promotrici di un modello di intervento multidisciplinare, nonché luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sociale e di integrazione sociosanitaria.
In queste strutture, al fine di poter fornire tutti i servizi sanitari di base, il medico di Medicina generale e i pediatri lavorano in équipe, in collaborazione con gli infermieri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti socio-sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e assistenti sociali. Importante sarà in queste strutture la figura dell’infermiere di famiglia.
L’importanza delle Case di comunità è stato sottolineato anche da diversi interlocutori nell’incontro, molto partecipato e ricco di spunti preziosi, organizzato domenica scorsa dalla Costituente per raccogliere carenze, esigenze, proposte, sul tema della sanità a Castelbuono.
In esse saranno presenti un punto prelievi e la strumentazione polispecialistica. Insomma, hanno il fine di garantire la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento.
Bene, nel comprensorio madonita sono previste Case di comunità ad Alimena, Cefalù, Gangi, Collesano, Pollina, Petralia Sottana, Polizzi e San Mauro: Castelbuono, il comune più popoloso del comprensorio dopo Cefalù, non pervenuto.
I cittadini di Castelbuono, per fruire delle prestazioni della Casa di Comunità, che forniranno una integrazione delle prestazioni dei medici di base ormai non più in grado di seguire i pazienti in modo appropriato a causa del carico di lavoro, dovranno recarsi, bene che vada, a Pollina o a Cefalù.
Dicevamo notizie preoccupanti dalla Commissione sanità, dove è si è svolto il dibattito su questo piano: alcuni comuni, già esclusi, sono riusciti ad ottenere le case di comunità, mentre altri, già ricompresi, sono riusciti a mantenerla dopo che la localizzazione era stata messa in discussione. Di Castelbuono neppure si parla, e questo vuol dire che resteremo fuori.
Le considerazioni che si possono fare, al di là della delusione per non essere neppure presi in considerazione come cittadinanza, è che la Regione Siciliana si ricorda di Castelbuono solo quando ci deve scaricare progetti improponibili come l’orrendo parallelepipedo che sorgerà al posto della scuola media, concepito dall’apposito ufficio di progettazione voluto e costituito dal Presidente della Regione, ma se ne dimentica quando si tratta di localizzare importanti servizi per il territorio.
È chiaro che Castelbuono si avvia sempre di più verso la marginalità e che, andando avanti così, non ci sono grandi incoraggiamenti a rimanere a vivere in paese né a programmare sviluppo turistico se non si rendono agevolmente fruibili i servizi più essenziali come la Sanità.
L’amministrazione comunale di Castelbuono, ormai è evidente, ha un peso prossimo a zero sia nel comprensorio che in ambito provinciale e regionale, preda di velleitarismi e smanie di protagonismo prive di alcun fondamento.
Non sappiamo se siamo ancora in tempo a rimediare, ma invitiamo il Sindaco a fare valere, se ne è capace, le ragioni della nostra comunità: se, come sempre millanta, grazie a lui il mondo ci guarda non gli dovrebbe risultare difficile far sì che anche a Palermo gettino uno sguardo sulle legittime esigenze del comune, al momento, più popoloso delle Madonie
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