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Gianpiero Lo Cascio di Trabia, disegnatore grafico, e Martina Patrizio, studentessa di Casteldaccia, ambedue dottori in Disegno Industriale, hanno realizzato un video-progetto ( all’interno del Corso di Laurea Magistrale LM-12 in Design e Cultura del Territorio, presso l ‘Università degli Studi di Palermo) per il conseguimento dell’esame di Cultura e Narrazione cinematografica.
L’obiettivo del progetto era quello di sviluppare una narrazione, tramite un cortometraggio, sul tema del paesaggio industriale in Sicilia. I due studenti designer hanno, pertanto, tratto ispirazione dagli eventi che hanno coinvolto lo stabilimento di Termini Imerese nella trattazione industriale con la Disney, per lo stabilimento in un parco divertimenti tema.
Nello specifico, rispetto all’indotto industriale abbandonato, si è scelto di raccontare modo in cui questa area poteva essere riqualificata, in particolare durante la trattativa con Disney che avrebbe voluto costruire un parco divertimenti in quel territorio. Al centro della narrazione vi è il tema del “sogno”, tipico anche di diversi film di animazione Disney, che in questo viene corto espresso attraverso gli occhi di un bambino che gioca, appunto, con macchine Disney, richiamando sia il tema del sogno, sia quello dell’industria meccanica.
La narrazione illustra, attraverso diversi elementi narrativi , alcuni avvenimenti storici specifici, che vanno dalla nascita della Sicilfiat nel 1967, al 19 aprile del 1970 quando ebbe ad aprire la fabbrica con 350 dipendenti, e poi ancora al 1977 quando i dipendenti erano circa 1.500, fino alla chiusura definitiva dello stabilimento tristemente avvenuta il 31 dicembre del 2011
Dopo la chiusura dello stabilimento, nel 2013, Jay Visconti persona di grande rilievo all’interno della Disney, intraprese un dialogo conoscitivo e finanziario con l’assessore regionale siciliano dell’epoca, Gaetano Armao, con l’obiettivo di investire sul territorio siciliano, in particolare nell’area dell’ex stabilimento Fiat, per costruire il parco divertimenti Disney. La cifra da investire si aggirava intorno ai 750 milioni di euro.
Purtroppo non vi fu seguito, né opzione di concretizzare il tutto, poiché il progetto non nacque mai.
A distanza di cinque anni, nel 2018, si cercò di riaprire un canale comunicativo per definire quest’accordo. I protagonisti di quest’ultimo dialogo furono le segreterie delle attività internazionali dell’allora presidente regionale Crocetta. Ciò che avvenne all’incontro tra i vertici del governo siciliano e della multinazionale Disney rimase all’oscuro di tutti. Ciò che si vocifera è che la Disney rinunciò in quanto non soddisfatta dell’accoglienza ricevuta rispetto al loro interesse di costruire in quell’area.
“Il documentario realizzato da Gianpiero Lo Cascio e Martina Patrizio”
Il sindaco di Termini Imerese del 2018, Francesco Giunta, in un colloquio informale con il presidente regionale Musumeci ed in particolare con il presidente vice, Gaetano Armao, particolarmente aveva espresso la volontà di riprendere il dialogo interrotto dalla Disney, soprattutto per il clima temperato, favorevole all’apertura del parco per l’intero anno.
Il cortometraggio dal titolo in inglese “C’era una volta a Termini Imerese” (C’era una volta a Termini Imerese) si sviluppa in tre fasi: introduzione, sviluppo e conclusione. Nella fase introduttiva si assiste ad un climax discendente che si apre con le immagini di repertorio che pronuncia l’apertura dell’indotto Fiat di Termini Imerese e la sua produzione.
A queste immagini, si alternano le scene di un bambino che gioca con la chiusura delle macchine giocattolo di produzione Disney, ispirate ai modelli Fiat prodotti nello stabilimento, ai giochi degli stessi piccoli che finiscono sulle pagine del giornale che annuncia la chiusura dello stabilimento e qui entra in scena il nostro Mariano Barbara, che funge da narratore dei fatti di cronaca di cui sopra, avvenuti tra il 2013 e il 2018, e che potrebbe avere potuto vedere l’area dell’indotto Fiat riqualificata attraverso la costruzione di un parco Disney.
Il racconto si conclude con la brusca battuta del narratore che annuncia che Termini Imerese ha perso questo importante “treno”, questa importante occasione. A sdrammatizzare il momento e ad aprire la fase conclusiva del corto è il fuori scena del bambino che chiede “e adesso finiremo sui giornali?”.
La conclusione del corto si concretizza in una scena in cui il bambino, vero protagonista del racconto e del tema del sogno, si avvia verso l’uscita insieme alla sua compagna di giochi.
Questa scena vuole simboleggiare le sorti di molti giovani costretti ad andare via a causa di vicende simili a quella dello stabilimento industriale di Termini Imerese, ma che non si arrendono, continuando a credere nei loro sogni.
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