3.Fatti del giorno

Il miglior teatro conservato di tutto l’impero romano

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In Panfilia, nel sud della Turchia, nell’antichissima città di Aspendo (oggi vicino Serik), si trova una delle rovine archeologiche più belle di tutta la penisola anatolica. Si tratta del miglior teatro romano in assoluto conservato al mondo, costruito da Marco Aurelio nel II secolo d.C.
Aspendo fu in origine un centro Ittita dal florido commercio, l’abitato si trovava sulla riva destra del fiume Eurimedonte, nell’entroterra della Panfilia, a 16 km dalla costa del Mar Mediterraneo, adagiato su un pianoro naturale circondato da pendii molto ripidi.
La città anticamente era chiamata Estwediis, ciò è testimoniato dalla legenda delle sue splendide monete, pregevoli quelle in argento, emesse fin dal VI secolo a.C.
Sotto il profilo storico vi sono alcuni studiosi che l’associano ad “Azatiwadaya”, una fortezza tardiva ittita della regione di Kizzuwatna. Altri l’associano a fuggiaschi troiani (come gli Elimi), altri ancora a un eroe eponimo di nome Aspendo. La tradizione successiva la collega ai greci provenienti da Argo (potevano mancare i greci?).

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Secondo Tucidide, Aspendo diventò la città più importante della Panfilia, il fiume Eurimedonte era difatti navigabile e la città traeva grandi ricchezze dal commercio del sale, dell’olio e della lana.
Nel 546 a.C. Aspendo passò sotto il dominio Persiano, e se consideriamo che la città continuò a coniare monete a proprio nome, possiamo capire quale valenza e libertà avesse anche sotto i Persiani.
Durante la campagna di Alessandro Magno la città tentò di resistergli ma, cinta d’assedio, s’arrese, concedendo ostaggi e pagando un pesante tributo. Passò poi sotto le dominazioni dei Tolomei e degli Attalidi. Infine, alla morte di Attalo III, sotto i Romani.
Cicerone la indica come “Oppidum plenissimum signorum optimorum”, sotto l’impero romano continuò difatti ad essere una delle più prospere città d’Asia Minore.
Il teatro romano viene impiegato come sito archeologico visitabile e ospita tuttora spettacoli e festival.


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Sergio D'Amore

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