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E’ stato questo il momento più straziante – con lacrime, singhiozzi ed urla – dell’addio alle nove bare con le vittime della tragedia di Ravanusa per l’esplosione del metanodotto che ha distrutto 4 palazzine e danneggiato 100 edifici.
Le esequie delle nove vittime della sciagura di Ravanusa, si sono svolte in un silenzio surreale, interrotto solo da lacrime disperate. A chiedere una risposta sulle cause della tragedia anche l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano che ha officiato le solenni esequie: “Che senso ha tutto questo? Me lo chiedo insieme a voi – ha detto durante l’omelia – .Una tragedia che forse una maggiore prudenza ed attenzione avrebbe potuto evitare. Si è fatto buio nelle vite delle vittime, delle loro famiglie, di Ravanusa e Campobello di Licata dove abitavano Selene e Giuseppe e dove sarebbe arrivato il piccolo Samuele che non ha fatto in tempo a nascere, ma che era a pieno titolo uno di noi. Da questa, come da tante tragedie della storia, dobbiamo rialzarci”.
Ad ascoltare le parole dell’arcivescovo, in silenzio, alcuni abbracciati e coperti da un manto di lana, i familiari delle vittime. Poco distanti, fra le autorità, oltre al ministro Giovannini e al presidente della Regione Musumeci, anche il capo nazionale della Protezione civile Fabrizio Curcio e il prefetto Laura Leo che è a capo del dipartimento dei vigili del fuoco.
Tutti sono stati accolti dal prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa.
Le bare sono arrivate in corso Repubblica – listato a lutto con più corone di fiori, fra le quali spiccava quella gigantesca con la foto di Selene Pagliarello e Giuseppe Carmina e il cuore più piccolo con la scritta Samuele e un peluche – e in spalla sono state portate fino davanti alla chiesa Madre. Ad assistere alla cerimonia funebre, in divisa, indossando gli stessi caschi utilizzati nei giorni di ricerca e soccorsi fra le macerie, i vigili del fuoco. Parole di fede, poco prima della benedizione di tutti i presenti alla cerimonia funebre, sono state espresse da Eliana, moglie di Giuseppe Carmina: il pittore 33enne che è stato fra le ultime vittime estratte dalla montagna di detriti. “La casa è vuota, le bambine piangono – ha detto – ma con Cristo tutto diventa più sopportabile. Non fermiamoci al materiale perché tutto, con uno scoppio, viene distrutto. Il mio Peppe non è in quella bara perché lui vivrà per sempre”.
A pochi metri di distanza anche la cognata di Eliana, suor Agata che dal convento di Torino è rientrata a Ravanusa non appena ha avuto notizia della tragedia e che, per ore ed ore, ha atteso, piangendo e pregando, che i corpi del papà e del fratello Giuseppe venissero estratti dal garage dove si trovavano e sul quale sono crollati 4 solai. Stamani, il procuratore aggiunto Salvatore Vella, il pm Sara Varazi, i consulenti tecnici della Procura di Agrigento e i vigili del fuoco hanno fatto un sopralluogo nell’area del cratere apertosi in via Trilussa.
Verifiche e accertamenti tecnici, svolti dagli ingegneri che sono i consulenti della Procura, si sono allargate anche a tutta la devastata area circostante.
Fonte:ANSA
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