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Sentenza di assoluzione pronunciata lo scorso 11 novembre dal tribunale di Termini Imerese, in composizione monocratica, con la formula “perchè il fatto non sussiste”, per il termitano Vittorino Spallino, 37 anni, all’esito di un lungo e articolato giudizio che lo aveva visto imputato, accusato dalla moglie di maltrattamenti ai propri danni e di corruzione di minorenne nei confronti della loro figlia.
Si conclude con la commozione dell’imputato ed il pensiero all’amata figlia, vissuta con lui per appena sei mesi, incontrata per poche ore dopo due anni di divieti del Tribunale per i Minorenni e mai più rivista perchè adottata da altra famiglia.
Vittorino Spallino, molto conosciuto a Termini Imerese per essere una persona sensibile, mite ed educata, dedito a tanti lavori saltuari, si è trovato coinvolto in una spiacevole faccenda giudiziaria, adesso conclusa con l’assoluzione.
I fatti
Tutto è iniziato con la denuncia sporta nei confronti dello Spallino ad ottobre 2014, l’affidamento della minore ai servizi sociali con collocamento, unitamente alla madre, presso una comunità, il rinvio a giudizio a seguito della celebrazione dell’Udienza Preliminare il 20.09.2016 ed un lungo dibattimento in cui si sono avvicendati due magistrati, la costituzione di parte civile della querelante, l’escussione di quest’ultima e di numerosi testimoni, l’acquisizione di altrettante sommarie informazioni, l’esame dell’imputato, copiosa produzione documentale delle parti (soprattutto della difesa dell’imputato), in particolare referti medici riguardanti la persona offesa e atti e documenti del procedimento presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo, come detto, già conclusosi con la dichiarazione di adottabilità della minore, confermata il 19.10.2018 dalla Corte d’Appello di Palermo, nei confronti di entrambi i genitori protagonisti del processo penale.
Il processo
La vicenda si sviluppa a Termini Imerese dove, secondo l’ipotesi accusatoria fornita della Procura a conclusione delle indagini delegate ai carabinieri di Termini Imerese, in sintesi la moglie sarebbe stata sottoposta ad un regime di vita vessatorio ed insostenibile a causa di violenze, sopraffazione e prevaricazione sottoposta a una serie di sofferenze fisiche e morali, con l’aggravante di di aver commesso il fatto in presenza della figlia minore e in danno di persona in stato di gravidanza nonché perchè lo Spallino avrebbe in più occasioni posto in essere atti sessuali in presenza della figlia di pochi mesi, con l’aggravante di aver commesso il fatto nella qualità di genitore della minore.
Nel frattempo la coppia si è separata con sentenza emessa dalla sezione civile del Tribunale di Termini Imerese in attesa che si celebri il giudizio di divorzio.
La persona offesa nel corso del suo esame testimoniale ha fornito la propria versione dei fatti, ad avviso dell’avvocato Fiore “estremamente generica, contraddittoria, stereotipata e priva di qualunque riscontro, anzi spesso smentita da rilevanti elementi acquisiti in giudizio”.
L’assoluzione
Alla fine del processo, che ha visto i difensori affrontarsi senza risparmiarsi ma sempre nel massimo rispetto dei ruoli e del contesto, il Pubblico Ministero ha chiesto la condanna per entrambi i capi di imputazione alla pena di quattro anni di reclusione per il Sig. Spallino Vittorino a cui si è associata la difesa di parte civile con le proprie conclusioni esposte anche oralmente, oltre alla condanna al risarcimento del danno.
Il difensore di fiducia dell’imputato, l‘avvocato Vincenzo Fiore, dopo ampia discussione mediante accurata disamina del fascicolo processuale con particolare attenzione in punto di diritto, ha chiesto l’assoluzione del proprio assistito.
Così nel pomeriggio del 11 novembre 2021 il Giudice Monocratico Dott. Gregorio Balsamo del Tribunale di Termini Imerese ha pronunciato la sentenza di assoluzione con la formula “perchè il fatto non sussiste” indicando in novanta giorni il termine per il deposito delle motivazioni.
Quindi si conclude nel migliori dei modi il processo a carico del Sig. Spallino malgrado il rammarico per la dichiarazione di adottabilità della minore, alla quale lo stesso non si è mai rassegnato, il cui procedimento trae origine dalla querela della moglie e che altrimenti non si sarebbe probabilmente verificata. Ma questa è un’altra storia.
«Finisce positivamente – afferma l’avvocato Fiore – una dolorosa vicenda che da anni affligge il mio assistito ingiustamente accusato di aver posto in essere gravi condotte a cui lo stesso si è sempre dichiarato estraneo e che gli restituisce quella rispettabilità messa in dubbio per troppo tempo dalla pendenza del processo. Esprimo, quindi, grande soddisfazione per l’esito di un giudizio insidioso che, come sempre accade in casi come questo, desta particolare interesse per la tipologia dei reati contestati».
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