Ma al di là del fascino delle scie luminose, gli esperti temono che questo intenso flusso di particelle energetiche possa interferire con le comunicazioni. Ieri, infatti, il potente brillamento solare ha provocato un blackout radio in parte dell’America latina. Questo perchè i brillamenti solari influenzano il campo magnetico del nostro pianeta, che a sua volta può interrompere le reti elettriche e le reti di comunicazione. “Le radiazioni nocive di un brillamento non possono penetrare l’atmosfera terrestre e colpire fisicamente gli esseri umani sulla Terra”, ha spiegato la Nasa. “Tuttavia, se abbastanza intensi, possono disturbare l’atmosfera nello strato in cui viaggiano i segnali GPS e di comunicazione”. Per fortuna, è assai probabile che qualsiasi interruzione sia solo temporanea, affermano gli esperti.
Il precedente più famoso è la tempesta geomagnetica del marzo 1989 che interessò la regione del Quèbec, provocando un potente blackout. Fu, ricorda l’Ingv, un evento molto esteso che si verificò a latitudini alte (ma non altissime) e riguardò tantissime persone che rimasero letteralmente al buio per diversi giorni.
In quel caso, anche a causa delle geologia del luogo, con un sottosuolo più resistivo rispetto a quello delle zone circostanti, le GIC, non riuscendo a scorrere bene nel terreno, si sono concentrate massivamente sulle linee di trasmissione della corrente elettrica, producendo quell’ingente danno che fu il black-out.
Ma di cosa si tratta nello specifico? Il brillamento è il risultato di un’enorme espulsione di plasma dallo strato esterno del Sole. Il plasma è costituito principalmente da elettroni e protoni e in questo caso viene trascinato dal campo magnetico della corona solare.
I brillamenti solari sono ripartiti in cinque classi di potenza a seconda della loro luminosità nei raggi X. In ordine crescente di potenza sono A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente, con la più potente X ed è ulteriormente suddivisa linearmente in 9 classi, numerate da 1 a 9. Il brillamento solare in analisi è rientrato nella classe X1.
L’ emissione di Massa Coronale (CME), che è ora diretta verso la Terra viaggia a più di 1.260 km/s. Ma non è la prima volta che ciò avviene. Secondo l’Ingv, il campo magnetico del Sole inverte la sua polarità ogni 11 anni: questo ha effetto, ad esempio, sul numero di macchie solari presenti sulla sua superficie. Un modo di seguire l’andamento del ciclo di attività solare è, quindi, contare il numero delle macchie solari. Il ciclo di attività solare ha inizio nel momento in cui il numero di macchie solari è minimo.
Questo numero aumenta nel corso del tempo e raggiunge il suo massimo verso metà ciclo per poi diminuire fino a un nuovo minimo quando, dunque, comincia un nuovo ciclo. Dato che le espulsioni di massa coronale che generano le tempeste geomagnetiche avvengono principalmente in corrispondenza delle macchie solari, più è alto il numero di macchie solari presenti sul Sole, più è probabile che si verifichino delle tempeste.
Queste tempeste sono quindi più frequenti durante i massimi di attività solare, anche se tempeste molto intense, la cui “efficacia” è spesso maggiore per quanto riguarda i possibili danni alla Terra, avvengono anche durante la fase discendente del ciclo.
Fonte:AGI
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