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Accompagnare per mano i nonni nel mondo della tecnologia. Così alcuni studenti liceali stanno diventando maestri d’eccezione di allievi senior: “Cyber scuola per nonni” è un progetto, finanziato con crowdfunding, nato su iniziativa di Elena Rolandi, psicologa e ricercatrice alla Fondazione Golgi Centi di Abbiategrasso che si occupa di studi su invecchiamento e demenza.
Obiettivo: formare studenti del Liceo delle Scienze Umane Bachelet di Abbiategrasso perché diventino tutor tecnologici di un centinaio di nonni che avranno un percorso formativo personalizzato (e un tablet se privi di strumenti digitali). Non importa quale sia il livello di partenza: tutti possono imparare. «La nostra è una sfida» spiega Elena Rolandi «vogliamo far appassionare alla tecnologia anche il nonno più resistente. E per la prima volta un corso di alfabetizzazione digitale per allievi senior viene mediato completamente e autonomamente dai ragazzi. In aula ai ragazzi spieghiamo che cos’è l’invecchiamento, cosa cambia nelle funzioni cognitive e nel modo di relazionarsi con nuovi compiti, e le strategie per accompagnare una persona senior che per la prima volta si avvicina al mondo digitale. Vale a ogni età, ma soprattutto per gli adulti e gli anziani è molto importante fare leva sugli interessi della persona».
Capire cosa succede con l’avanzare dell’età è il primo passo per aiutare i nonni a destreggiarsi con smartphone, pc e tablet: «L’attenzione si punta sempre su ciò che si perde, ma gli studi dicono che le capacità di apprendimento permangono e il modo migliore per attivarle è fare esperienza e pratica ripetuta. Certo, ci sono alcune abilità che diventano meno efficienti, per esempio le capacità percettive, la velocità di processazione delle informazioni o la destrezza manuale. I tempi di “insegnamento” vanno perciò vanno adattati, ci vuole pazienza e empatia per creare un clima emotivo che permetta di sperimentare le novità anche anche con competenze scarse o inesistenti, facendo sentire a proprio agio e sereno il nonno o la nonna senza spaventarli: e quindi calma, ricerca di interessi e motivazioni, chiedendo loro cosa vorrebbero imparare – videochiamare i nipotini su zoom, navigare nei siti dove trovare ricette di cucina, vedere le partite in streaming, scrivere messaggi su whatsapp, fare acquisti o seguire lezioni di ginnastica on line… – così che possano sentire che lo sforzo di apprendimento sarà utile nella loro quotidianità».
Aspetti che si possono curare solo conoscendo bene la persona: «Perciò noi speriamo che questa alleanza generazionale all’interno della famiglia possa essere vincente, proprio perché si basa su una relazione interpersonale e affettiva già presente», continua la psicologa. «In una società come la nostra, nella quale la cura dei nipoti è spesso affidata ai nonni, è bello questo cambio di ruoli e ricambio di attenzioni dei ragazzi verso gli anziani per quelle ricevute quando erano erano più piccoli». Non solo: «Nel nostro progetto sono coinvolti liceali che hanno la vocazione per le professioni psicologiche, pedagogiche e sociali e quindi acquisiranno competenze trasversali.
Ma la relazione con un adulto “saggio” servirà loro anche per approcciarsi in modo più consapevole con il mondo digitale di cui sanno tutto sotto il profilo tecnico, ma non sempre su come evitarne rischi e pericoli, dalla protezione della privacy, alla difesa da cyberbullismo al senso di inadeguatezza per il proprio corpo». Aggiunge padre Giovanni Calcara, domenicano del Convento di Soriano Calabro (Vibo Valentia): «I rapporti tra nipoti e nonni sono favoriti dalle condizioni sociali, per cui spesso tocca soprattutto a questi ultimi occuparsi della crescita dei bambini perché i genitori sono al lavoro. Il rapporto del dare e ricevere tra generazioni riguarda tutti gli ambiti esistenziali, a cominciare dalla fede: non è raro che siano i nonni a insegnare le preghiere ai nipotini. Oggi però non succede sempre, perché i giovani devono allontanarsi dal luogo di origine per affermarsi nella professione, e i nonni magari vedono figli e nipoti solo in occasione delle festività e delle ferie, con una crisi di trasmissione dei valori tra le generazioni.
L’arrivo dei cellulari, di Facebook e di whatsapp ha però un po’ accorciato le distanze, e da questo punto di vista può essere considerato provvidenziale, permettendo videochiamate, messaggi, scambio di foto e interazioni. Se c’è la curiosità e la voglia di imparare a usare le nuove tecnologie, gli anziani possono mantenere una continuità di dialogo, di relazione – anche quotidiani – con il resto della famiglia, se è lontana o se c’è poco tempo per riuscire a vedersi fisicamente, con un vantaggio anche cerebrale (stare ore davanti alla tv non favorisce certo il dialogo…).
Ciò permette ai ragazzi anche di evitare la perdita delle loro radici, conoscendo la storia della loro famiglia, le loro origini, i cugini, gli zii, la giovinezza e l’infanzia dei nonni e anche della loro esperienza di fede».
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