La profezia di Malachia, dopo Papa Francesco un ultimo pontefice poi arriverà la fine del mondo

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Chi era Malachia

Bernardo di Chiaravalle lo descrive come nobile di nascita. Venne battezzato come Máel Máedóc (nome che venne tradotto come “Malachia”) e venne istruito da Imaro (Imhar O’Hagan), successivamente abate di Armagh. Dopo un lungo corso di studi venne ordinato sacerdote da Celso di Armagh (Cellach) nel 1119. Allo scopo di perfezionarsi nella liturgia sacra e nella teologia, si recò a Lismore, dove spese quasi due anni sotto la guida di Malchus. Venne quindi scelto come abate di Bangor, nel 1123. Un anno dopo, venne consacrato vescovo di Connor, e nel 1132 venne promosso arcivescovo di Armagh.

Bernardo ci fornisce molti aneddoti interessanti su Malachia, e loda grandemente il suo zelo per la religione, sia a Connor sia ad Armagh. Nel 1127 compie una seconda visita a Lismore, dove agisce per un certo periodo come confessore di Cormac MacCarthy, principe di Desmond. Quando era vescovo di Connor continuò a risiedere a Bangor, e quando alcuni principi irlandesi saccheggiarono Connor, egli portò i monaci di Bangor a Iveragh, nella Contea di Kerry, dove vennero accolti da Cormac, ora diventato re. Alla morte di Celso (che venne sepolto a Lismore nel 1129), Malachia venne nominato arcivescovo di Armagh, incarico che accettò con grande riluttanza. A causa di intrighi, non fu in grado di prendere possesso della sua sede se non due anni più tardi; anche allora dovette acquistare il Bachal Isu (il bastone di Gesù) da Niall, il primate laico usurpatore.

L’influenza di Malachia nelle questioni ecclesiastiche irlandesi è stata paragonata a quella di Bonifacio in Germania. Egli riformò e riorganizzò la Chiesa irlandese e la portò ad essere sottoposta a Roma; come Bonifacio, fu un riformatore zelante e un promotore del monachesimo. (fonte: Wikipedia)

La profezia dei Papi

Malachia si recatosi in pellegrinaggio a Roma in visita alla basilica di San Paolo, stando ai racconti sembra che abbia avuto una visione sui futuri papi tanto nitida da trascrivere tutto. La trascrizione da parte di Malachia avvenne  tramite motti latini abbastanza criptici. Il primo ad trascritto è Celestino II, eletto nel 1143, a lui si susseguono 112 motti per altrettanti papi.

Ogni motto definisce un papa, con una precisione impressionante…  Alcuni esempi per comprendere la precisione dei motti, papa eremita Celestino V, l’unico che prima di Ratzinger avesse mai rinunciato al ruolo di Papa, viene descritto come ex eremo celsus ovvero innalzato dall’eremo, per la sua storia a seguire Bonifacio VIII, della famiglia dei Caetani, che ricevette il famoso schiaffo di Anagni, venne identificato con il motto ex undarum benedictione tale definizione giustificata dal suo stemma nobiliare dove campeggiavano delle onde. Gli ultimi papi dei giorni nostri continuano a stupire ad esempio,  Giovanni Paolo II, descritto con il motto de labore solis, il lavoro del sole, probabilmente riferito che nel giorno della sua nascita e della sua morte ci furono delle eclissi solari, o il motto su Ratzinger, Benedetto XVI, che recita Gloria olivae e che può ricondursi al suo ordine, i benedettini, che porta il simbolo dell’ulivo.

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L’ultimo Papa, Francesco

Secondo gli scritti di Malachia, Papa Francesco sarebbe il penultimo papa,  il suo motto che recita così: In persecutione extrema S.R.E. sedebit, tradotto “Regnerà durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa” o “La Santa Romana Chiesa sarà in una persecuzione finale”. Insomma un cattivo presagio, ancor di più lo è il successivo che dice:

Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis.

Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.

Praticamente, dopo papa Francesco ci sarà solo un papaPietro, che avrà il compito di gestire la catastrofe a cui va incontro la chiesa e assisterà alla fine di Roma e del mondo.

Riportiamo l’elenco dei motti e dei papi tradotto di Malachia, aspettando per vedere se ha realmente previsto ciò che accadrà, o si tratta solo di casuali coincidenze.

Motto A chi risulta abbinato per sequenza di elezione
Ex antiquitate Urbis[7][28]
(“Dall’antichità della città”)
Gregorio XIV
(Niccolò Sfondrati, 1590-1591)
Pia civitas in bello
(“Pia città in guerra”)
Innocenzo IX
(Giovanni Antonio Facchinetti, 1591)
Crux Romulea
(“Croce di Romolo”)
Clemente VIII
(Ippolito Aldobrandini, 1592-1605)
Undosus vir
(“Uomo ondoso”)
Leone XI
(Alessandro de’ Medici, 1605)
Gens perversa
(“Stirpe perversa”)
Paolo V
(Camillo Borghese, 1605-1621)
In tribulatione pacis
(“Nella tribolazione della pace”)
Gregorio XV
(Alessandro Ludovisi, 1621-1623)
Lilium et rosa
(“Il giglio e la rosa”)
Urbano VIII
(Maffeo Barberini, 1623-1644)
Jucunditas crucis
(“Giocondità della croce”)
Innocenzo X
(Giovanni Battista Pamphilj, 1644-1655)
Montium Custos
(“Custode dei monti”)
Alessandro VII
(Fabio Chigi, 1655-1667)
Sydus olorum
(“Stella dei cigni”)
Clemente IX
(Giulio Rospigliosi, 1667-1669)
De flumine magno
(“Del grande fiume”)
Clemente X
(Emilio Altieri, 1670-1676)
Bellua insatiabilis
(“Bestia insaziabile”)
Innocenzo XI
(Benedetto Odescalchi, 1676-1689)
Poenitentia gloriosa
(“Penitenza gloriosa”)
Alessandro VIII
(Pietro Ottoboni, 1689-1691)
Rastrum in porta
(“Il rastrello nella porta”)
Innocenzo XII
(Antonio Pignatelli di Spinazzola, 1691-1700)
Flores circumdati
(“Fiori circondati”)
Clemente XI
(Giovanni Francesco Albani, 1700-1721)
De bona religione
(“Della buona religione”)
Innocenzo XIII
(Michelangelo Conti, 1721-1724)
Miles in bello
(“Soldato in guerra”)
Benedetto XIII
(Pier Francesco Orsini, 1724-1730)
Columna excelsa
(“Colonna eccelsa”)
Clemente XII
(Lorenzo Corsini, 1730-1740)
Animal rurale
(“Animale di campagna”)
Benedetto XIV
(Prospero Lambertini, 1740-1758)
Rosa Umbriae
(“Rosa dell’Umbria”)
Clemente XIII
(Carlo della Torre di Rezzonico, 1758-1769)
Ursus velox
(“Orso veloce”)
Clemente XIV
(Giovanni Vincenzo Antonio Ganganelli, 1769-1774)
Peregrinus apostolicus
(“Pellegrino apostolico”)
Pio VI
(Giovanni Angelo Braschi, 1775-1799)
Aquila rapax
(“Aquila rapace”)
Pio VII
(Gregorio Barnaba Chiaramonti, 1800-1823)
Canis et coluber
(“Cane e serpente”)
Leone XII
(Annibale della Genga, 1823-1829)
Vir religiosus
(“Uomo religioso”)
Pio VIII
(Francesco Saverio Castiglioni, 1829-1830)
De balneis Ethruriae
(“Dei bagni dell’Etruria”)
Gregorio XVI
(Bartolomeo Alberto Cappellari, 1831-1846)
Crux de cruce
(“Croce dalla croce”)
Pio IX
(Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878)
Lumen in coelo
(“Luce nel cielo”)
Leone XIII
(Gioacchino Pecci, 1878-1903)
Ignis ardens
(“Fuoco ardente”)
Pio X
(Giuseppe Sarto, 1903-1914)
Religio depopulata
(“La religione devastata”)
Benedetto XV
(Giacomo Della Chiesa, 1914-1922)
Fides intrepida
(“Fede intrepida”)
Pio XI
(Achille Ratti, 1922-1939)
Pastor angelicus
(“Pastore angelico”)
Pio XII
(Eugenio Pacelli, 1939-1958)
Pastor et nauta
(“Pastore e navigante”)
Giovanni XXIII
(Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963)
Flos florum
(“Fiore dei fiori”)
Paolo VI
(Giovanni Battista Montini, 1963-1978)
De medietate Lunae
(“Del medio periodo della luna”)
Giovanni Paolo I
(Albino Luciani, 1978)
De labore solis
(“Della fatica del sole”)
Giovanni Paolo II
(Karol Wojtyła, 1978-2005)
Gloria olivae
(“Gloria dell’ulivo”)
Benedetto XVI
(Joseph Ratzinger, 2005-2013)
In persecutione extrema S.R.E. sedebit.[29]
(“Regnerà durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa” – O un’altra traduzione: “La Santa Romana Chiesa sarà in una persecuzione finale”)
Francesco
(Jorge Mario Bergoglio, dal 2013)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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