Lo storico ricercatore Claudio D’Angelo ci parla di Archimede di Siracusa “un genio fuori dal tempo”

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Chi era Archimede di Siracusa?
Archimede era certamente un matematico, uno scienziato, un ingegnere meccanico, un grande inventore, uno dei più grandi matematici del mondo antico, un genio fuori dal tempo.
Pur essendo legato indirettamente al mondo Ellenista, non si può di certo affermare che fosse uno studioso Greco ma Siracusano, e nello specifico un Siceliota.
Padre delle macchine semplici, introdusse il concetto della leva e della puleggia composta, oltre a invenzioni che spaziano dagli orologi ad acqua alla famosa vite di Archimede. Ha anche progettato dispositivi da utilizzare in guerra come la catapulta, la mano di ferro e il raggio della morte.
 
La vita di Archimede.
Nato a Siracusa nel 287 a.C., Archimede era figlio di un astronomo e matematico di nome Fidia.
Si sa molto poco della sua famiglia, dei suoi primi anni di vita e della scuola, a parte il fatto che fu educato ad Alessandria d’Egitto, il principale centro di apprendimento greco a quel tempo.
Ad Alessandria Archimede studiò con i discepoli di Euclide, un famoso matematico Alessandrino, prima di tornare a Siracusa per il resto della sua vita.
Nel III secolo a.C. Siracusa era un grosso centro di commercio, arte e scienza.
L’antico biografo Plutarco menziona che mentre si trovava a Siracusa, Archimede offrì i suoi servizi al re Gerone II. Fu grazie alla sua relazione con il re e suo figlio Gelone che Archimede raggiunse la fama.
Archimede è, infatti, conosciuto per le sue invenzioni create durante il regno di re Gerone II, come la vite di Archimede. Nonostante il dispositivo di sollevamento di acqua da un livello inferiore a uno superiore fosse stato sviluppato in origine dagli antichi egizi, Archimede migliorò notevolmente quella creazione.
La macchina era costituita da un tubo cavo con una spirale che può essere ruotata da una maniglia a un’estremità; quando l’estremità inferiore del tubo è posizionata nello scafo e la maniglia è ruotata, l’acqua è trasportata lungo il tubo.
Oggi la vite di Archimede è ancora in uso come metodo d’irrigazione nei paesi in via di sviluppo. Viene anche utilizzato per sollevare materiali sfusi, come i grani.
 
La guerra arriva a Siracusa
Siracusa era situata tra Roma e Cartagine e durante le guerre puniche (dal 264 a.C. al 146 a.C.), si rivelò di ostacolo all’espansione romana.
Nel 214 a.C., le fazioni filo-cartaginesi all’interno della città si schierarono con Cartagine contro Roma; non molto tempo dopo l’esercito romano salpò per Siracusa con l’intenzione di distruggere la città. In quella circostanza le invenzioni di Archimede aiutarono a proteggere la città e respingere i romani. Nell’occasione fece fortificare le mura della città con aggeggi militari come catapulte e baliste, che potevano sparare proiettili a lunghe distanze e attaccare le navi nemiche. Queste armi furono usate in battaglia e consentirono a Siracusa di resistere a Roma per circa tre anni.
 
La Catapulta (o lanciasassi)
Una delle macchine più famose inventate da Archimede e usate contro le navi romane durante l’assedio della città era la gru Lanciasassi. Costituito da una trave rotante che poggiava su una piattaforma, aveva un contrappeso a un’estremità (cioè una grossa pietra) ed era sospeso da una fune all’altra estremità. Quando una nave nemica si è avvicinata al muro, gli operatori del dispositivo hanno rilasciato il verricello, consentendo al carico di passare oltre il muro ruotando la trave di equilibrio. Quando il carico si librava sopra la nave, la fune era tagliata in modo che cadesse e provocasse danni sostanziali.
 
L’Artiglio
Un’invenzione simile fu l’Artiglio di Archimede, noto anche come “Mano di Ferro”. Una specie di gru antica, aveva un rampino di metallo all’estremità, poteva raggiungere le mura della città, afferrare le navi romane nemiche e distruggerle sugli scogli. Si dice che l’Artiglio di Archimede fosse usato in difesa di Siracusa, anche se nessuno sa esattamente come fosse. In seguito storici greci e romani, come Plutarco, Polibio e Livio, parlarono del dispositivo nei loro scritti. Ecco una descrizione dell’Artiglio fatta da Plutarco: “Nello stesso tempo dalle mura furono tirate fuori enormi travi in modo da sporgere sulle navi romane; alcune di esse furono poi affondate da grandi pesi fatti cadere dall’alto, mentre altre furono afferrate a prua da artigli di ferro o da becchi come quelli di gru, sollevate in aria per mezzo di contrappesi fino a rizzarsi sulle loro poppe, e poi lasciate precipitare sul fondo, oppure fatte girare per mezzo di argani posti all’interno della città e scagliate contro le ripide scogliere e rocce che aggettante sotto le mura, con grande perdita di vite umane per gli equipaggi. Spesso si vedeva lo spettacolo terrificante di una nave che era sollevata dall’acqua nell’aria e fatta roteare mentre rimaneva sospesa, finché ogni uomo era stato scosso fuori dallo scafo e lanciato in direzioni diverse, dopo di che sarebbe stato precipitato vuoto sui muri.
 

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Foto 1 – Archimede;
Foto 2 – Catapulta (o lanciasassi);
Foto 3 e 4 – Artiglio.


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