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In ogni parte del mondo c’è sempre qualcosa che ricordi qualcuno, e in un determinato posto ci sono immortalate le emozioni di un’infinita di persone che vanno oltre il tempo. E chi ripercorre determinate strade è come se gli facesse rivivere. Le Madonie e i loro monumenti, le case ancora antiche, custodiscono come intatte, storie che sembrano erano ancora vivere seppur oramai lontane.
Questa foto non l’ho scattata io, l’ho trovata a casa in un album di famiglia.
Su questo sfondo panoramico di Petralia Soprana, su di un balcone, sono immortalati i miei nonni materni Franco ed Elena, alle loro spalle, la Chiesa di S. Maria di Loreto.
Entrambi ,erano nativi di Palermo e fin dagli anni settanta, assieme alle due figlie Maria Rosa e Matilde (rispettivamente mia madre e mia zia), a degli zii e a dei cugini, venivano qui in montagna a villeggiare durante il periodo estivo. Queste loro vacanze nel paesino di montagna di 1147m.,hanno poi favorito l’incontro fra i miei genitori. Mi è stato raccontato che i nonni erano soliti passeggiare fra le strade del borgo e restavano incantati nell’osservare le piccole e graziose strade, i paesaggi, i monumenti, le chiese. Lasciavano sgomberi i loro occhi affaticati da quelle immagini sovraffollate di caoticitá cittadina molto cariche di pesantezza e arrivati qui preferivano “cambiarsi d’abito”, vestirsi quindi di semplicità, sentirsi leggeri assaporando una bellezza naturale di cui Petralia era ( ed è) ancora profondamente intatta, racchiusa in uno scenario quasi fiabesco, da sogno. Specialmente, adoravano osservare la chiesa di Loreto, così, da lontano come in questa foto, pensarla come un vero castello. Si sentivano protagonisti di un racconto, di una storia che avevano letto da qualche parte in un polveroso libro sentendosi lontani, in un luogo un po’nascosto che aveva ancora un’aria delicata, fresca, sana, lontano dai pericoli che era “diventato un pò il loro posto ” dove rifugiarsi per trovare un po’ di serenità lasciando a casa i problemi. Era il loro estraniarsi dalla quotidianità ed era reale.
Gustare queste realtà che a noi sembrano così comuni, magari noiose, per loro era ogni giorno un’entusiasmante scoperta, uno scivolare nella fantasia e un’affascinante novità. Bello pensare che tutto ciò abbia contribuito a far nascere anche un amore.
Se questo luogo non fosse stato così incantevole, se non avesse attratto questi” turisti semi-permanenti” palermitani, se non fosse stato un costante richiamo a rimanere e a ritornare ancora e poi ancora, certamente i miei nonni avrebbero scelto un’altra località dove andare a trascorrere le ferie ed io non sarei qui oggi a ricordare e a testimoniare.
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