La Cappella degli Scrovegni, un capolavoro conosciuto

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La Cappella degli Scrovegni, Padova ad opera di Giotto, tra il 1303 e il 1305.
 
Una delle ipotesi è quella secondo la quale Enrico Scrovegni, il banchiere committente, si fosse fatto costruire questo mausoleo privato per espiare le proprie colpe e quelle della sua stirpe, colpe legate all’usura. Il punto d’appoggio si trova nella “Divina Commedia”, dove Dante lo colloca all’Inferno tra gli usurai. La conferma di questo sarebbe nella rappresentazione del banchiere, che si fece ritrarre nell’atto di consegnare un modellino della Cappella alla Madonna.
 
Le storie di Anna e Gioacchino, sarebbero state scelte da Enrico Scrovegni con un proposito ben preciso: dimostrare che, se bene utilizzato, il denaro non ha nulla di peccaminoso. Vediamo allora questa complessa allegoria pittorica, cominciando da loro, dai genitori di Maria, cacciato dal Tempio perché sterile, Gioacchino era però molto ricco e molto prodigo. Sarebbe stato questo il motivo per cui la coppia venne scelta dalle sfere celesti per dare alla luce la madre di Dio. Il concetto é che anche un uomo ricco come Enrico può presentarsi al cospetto di Maria senza troppi imbarazzi.
 
Giotto e Dante coltivavano una stima reciproca documentata nelle rispettive opere. Se alla morte del poeta l’artista ne fece un suggestivo ritratto, visibile al museo del Bargello, Dante nel Purgatorio lo sintetizzò così: “Credette Cimabue nella pittura tener lo campo, e ora Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura”.


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