Le Madonie, da luoghi da fiaba e da sogno, a quelli di luoghi infernali da incubo. Alterati anche i ricordi.
Ci descrive il paesaggio Madonita dei ricordi del suo passato, Matilde La Placa, della redazione di Himeralive.it, petralese per parte paterna ma originaria di Palermo, associando i panorami del suo ieri in accostamento a quelli odierni in relazione allo scempio ambientale causato dagli incendi possibilmente dolosi. Una memoria personale che assume valore collettivo in un racchiuso messaggio di sensibilizzazione e cura territoriale.
“Mi ricordo le prime impressioni di questi luoghi d’ incanto. Io bambina, proveniente dalla città, dove si sogna poco, dove tutto è abituale e crudamente concreto, realistico, quando venivo in montagna a quattro anni e mezzo più abitualmente, avevo un occhio più consapevole. Sapevo bene che le favole fossero una finzione. Mia madre pur leggendomene tante, mi faceva subito comprendere che quelle che ascoltavo non fossero che letteratura, fantasia e finzione di libri scritti dall’uomo per dilettare ed intrattenere, far sognare.
Eppure, mi piaceva mentre lei sfogliava, immaginare quei luoghi così ben descritti e far prendere forma nella mia innocente fantasia a quegli scenari, pur consapevole che la realtà era tutt’altra cosa.
Le Madonie però, con quei miei occhi ancora piccoli, senza troppi colori, sfumature, forme dell’esperienza, erano intinti d’innocenza pascoliana e si abbandonavano al pieno stupore di ciò che vedevo intorno,come se quelle strade che percorrevo con i miei genitori viaggiando in auto, si scollegavano ed allontananavano completamente dal reale estraniandosi così ,da quel mondo quotidiano dove vivevo avvicinandosi a ciò che avevo solo finora immaginato nei libri, verso una visione fantastica come le mie letture. Era come se quei racconti di cui negavo l’esistenza, avessero preso forma fra le montagne madonite.
Ed in mezzo a quel verde, le leggende, i miti conosciuti finora fra castelli, torri, palazzi nobiliari, creavano una storia attuale.
Curiosa chiedevo a mio padre, petralese, se conoscesse le storie del luogo. Mi parlava di gnomi o elfi che custodivano tesori sui punti più alti delle nostre montagne quasi impossibili da raggiungere e trovare le così dette “Trovature” che fanno parte delle leggende popolari , oltre ad altre storie contadine a cui si ricollega l’edificazione alcuni santuari di queste zone.Queste le storie e gli aneddoti che lui conosceva. Io le riconducevo al fascino delle leggende d’Irlanda, alle favole delle fate e degli gnomi ,dei Trolls,ne facevo anche un riferimento ed un’associazione anche ai Puffi.
Poi,quei fiori meravigliosi che vedevo nei campi ad esempio, mi piaceva rintracciarne il profumo, annusare l’erba, l’odore della terra che a volte tenevo in mano fra quei granelli che volevo sentire miei, che facevo scivolare fra le piccole dita.
In quel che era desiderio di scoperta,d’esperienza e conoscenza, cercavo di coglierne appieno tutta l’essenza.
Nutrivo i miei occhi di natura mettendo al lavoro tutti e cinque i sensi. Allora erano gli anni ’90 e non c’erano tablet, telefonini,computer, si giocava fortunatamente ancora fuori.
Contrariamente a tanti bambini, amavo stranamente gli insetti, ci giocavo . Stavo a contare i salti dei grilli nel giardino di mia nonna e a volte riuscivo a prendere qualche lucciola e a tenerla con me. La sera mi facevano compagnia ed ero incantata da quella magia notturna ,dal loro illuminarsi. Prima di rincasare, dopo averle ben attenzionate, le facevo volare con una carezza e le vedevo allontanare mentre lasciavano una scia di luce in una direzione prima buia. Stessa cosa ,a volte,anche le coccinelle erano motivo di un sorriso: le lasciavo correre sul mio dito fino a raggiungere la mano facendomi solleticare con il loro passare delicato,veloce,quasi amichevole.A volte qualcuna la portavo un po’ in giro prima di adagiarla su un fiore o su un filo d’erba quasi con un saluto .
Ero affascinata dagli animali, provavo tenerezza ed ammiravo il loro correre libero. Io, ne avevo conosciuto solo una parte, conosciuto quelli negli zoo, visti solo attraverso le gabbie.
Stavo un po’ a guardare i panorami ascoltando il cinguettio dei volatili ed osservavo il loro volo leggero fra i colori dei tramonti,
in quell’ alternarsi sempre vario come una sorpresa,una scoperta nuova del giorno ,un regalo della natura come saluto della giornata trascorsa.
Certo, non avrei mai immaginato che quella visione quasi paradisiaca, da locus amoenus, romantico e poetico,che andava amato e semplicemente protetto,custodito dalle immagini della memoria,oltre che da quelle che hanno visto ed accompagnato,scandito la crescita di tutti noi,ma anche di tante generazioni,potesse essere danneggiato e distrutto da anno in anno. È il nostro patrimonio,la nostra vita,la nostra casa,il nostro futuro,il nostro tesoro più grande di cui siamo fieri ed orgogliosi.
Brucia il cuore a vedere tutto trasformato, paesaggi totalmente mutati, quasi da guerra fra colori spenti e cieli grigi,non più azzurri. Il silenzio in opposizione al sereno,alla gioia che dovrebbe essere profusa ,nel periodo più amato dell’anno. Lo stato d’animo, è nell’aria.
Una piaga che circonda i madoniti.
Auguriamoci che tutto questo possa finire, che ci sia il ritorno del fiabesco e l’inferno, il caos di questi giorni sia solo un triste ricordo in un risveglio nuovamente sereno”.
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