Isola delle Femmine: un viaggio nella casa museo dedicata a Joe Di Maggio

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Ad Isola delle Femmine un viaggio tra i ricordi con il presidente della locale sede di BCsicilia, Agata Sandrone, un itinerario all’interno della casa museo dedicata a Joseph Paul “Joe” Di Maggio

Così ci apre le porte del meraviglioso Museo dedicato al famosissimo giocatore di baseball Joe Di Maggio la Presidente della locale associazione Agata Sandrone, appartenete alla prestigiosa associazione BCsicilia che si occupa della salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, guidata da Alfonso Lo Cascio, conosciuto nel mondo della cultura per le innumerevoli iniziative nate in Sicilia in questi ultimi anni.

Agata Sandrone cura gli archivi fotografici e di ricerca della famiglia Di Maggio, con le innumerevoli notizie utili al fine di illustrare al visitatore il grande patrimonio d’informazioni che si può acquisire in questa piccola e meravigliosa realtà che si realizza sul mare, che negli ultimi decenni si rapporta con la grande America e la meravigliosa Hollyvood dove Joe ha trovato i suoi amori più tormentati e poi finiti male. Così ci racconta la sua vita: nato da una famiglia di origine siciliana emigrata negli Stati Uniti, il padre Giuseppe Di Maggio e la madre Rosalia Mercurio sono originari di Isola delle Femmine in provincia di Palermo. Il piccolo Di Maggio si interessa fin da bambino al baseball.

Ha era l’ottavo di nove figli, in tutto cinque machi e quattro femmine fratelli: ma sono i fratelli Dom Di Maggio e Vince Di Maggio che hanno iniziato per prima l’attività professionistica nei San Francisco Seals. Dom ha debuttato il 16 aprile 1940 e ha terminato la sua carriera con i Boston Red Sox il 9 maggio 1953. Vince invece ha debuttato il 19 aprile 1937 e ha terminato la sua carriera con i San Francisco Giants il 6 giugno 1946. Di Maggio esordisce nelle minor league nel 1931 con la squadra dei San Francisco Seals, dove rimane per quattro stagioni. Il 21 novembre 1934 viene ceduto ai New York Yankees con cui giocherà per tutta la sua carriera, prima con la maglia numero 9, poi con quella numero 5. Vince per tre volte il titolo di MVP dell’American League (1939, 1941 e 1947) ed è selezionato a giocare l’MLB All-Star Game per 13 volte. Dopo una pausa forzata di alcune stagioni a causa della guerra (dal 1942 al 1946), riprende a giocare fino al 1951. Visitando il museo ci mostra le foto Joe  Di Maggio e Marilyn Monroe, raccontandoci che Joe, fa anche esperienza nel cinema interpretando se stesso, e sul set incontra la sua prima moglie, da cui divorzia presto, dando alla luce l’unico figlio maschio.

Tuttavia, il grande amore di Joe è Marilyn Monroe, dalla quale purtroppo divorzierà, ma restando per sempre legato a lei. Così ci racconta dell’inizio di questa storia d’amore ben documentata dalle foto appese in bella mostra nelle pareti della Casa Museo: Joe si stava preparando alla sua ultima stagione da professionista. Aveva 37 anni, l’artrite gli procurava fortissimi dolori alle mani: era arrivato il momento di dire basta con il baseball. Figlio di emigrati, che dal nulla aveva raggiunto il successo, il denaro e la gloria, adesso doveva costruirsi il futuro. Si considerava un uomo pratico, persino duro: nella sua vita non c’era spazio per effusioni e tenerezze. Eppure, dopo aver visto quella fotografia, scoprì dentro di sé una passione nuova, violenta, impossibile da dominare.

Nell’immagine che continuava a rigirarsi tra le dita riconobbe Gus Zernial, il giocatore dei White Sox che posava accanto a Marilyn. Lo chiamò e, tra una chiacchiera e l’altra, dopo avergli fatto i complimenti per quel bel servizio fotografico, gli chiese come potesse mettersi in contatto con la biondona. “Se ti interessa, ti faccio avere il suo numero di telefono. Per te, Joe, questo e altro”. Di Maggio ringraziò e intanto Gus andò a spifferare la faccenda ai giornalisti: in poco tempo l’America intera venne a sapere tutto e fu uno scandalo.

Joe era stato sposato con Dorothy Arnold, da cui aveva avuto un figlio, come abbiamo accennato sopra, e non aveva ancora ottenuto il divorzio: i benpensanti non lo perdonarono. E anche gli amici e i parenti lo misero in guardia: “Quella non va bene per te, ti rovina: lascia perdere”. Ma lui, testardo, non si fermò: Marilyn era il suo incubo, doveva arrivare fino in fondo, come quando batteva forte la pallina e non era soddisfatto finché non la vedeva scavalcare la recinzione e non sentiva l’urlo del pubblico: “Homerun!, Fuoricampo!”. Soltanto allora placava la sua rabbia e si godeva quel breve istante di felicità.

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Quindi si sposarono e furono felici? – Domandiamo alla signora Sandrone.

Dopo otto mesi d’inferno, anche un lottatore come Joe decise che non sarebbe potuto andare avanti. Divorzio immediato. L’ultima che gli aveva combinato Marilyn era stata la famosa scena della gonna che si alza nel film “Quando la moglie è in vacanza”. Lui era lì a osservare le riprese e si sentì umiliato: il marito che guardava la moglie trasformarsi in donna oggetto. No, quello era davvero troppo. Nonostante fosse convinto di amarla ancora, Joe disse addio a Marilyn e si chiuse in uno sdegnoso silenzio. Ne seguì la carriera, l’ascesa, gli amori turbolenti, le storie con i Kennedy, le feste, e come un angelo custode cercò di proteggere quella bambina ormai prigioniera di un mondo più grande di lei: la chiamava spesso, ne raccoglieva gli sfoghi, la consigliava ben sapendo che le sue sarebbero state parole al vento. Mai, però, ebbe l’intenzione di risposarla. Quando, a trentasei anni, il 5 agosto 1962, Marilyn fu trovata morta, Joe ebbe una forte crisi di nervi: era come se gli avessero portato via una parte di sé. Fu lui a organizzare i funerali e fu lui a tenere lontano dalla cerimonia gli uomini di Hollywood che riteneva responsabili di quella morte. Per più di trent’anni, sulla tomba di Marilyn, nel cimitero di Westwood, non mancarono mai un mazzo di rose rosse tre volte alla settimana, gliele portava lui o le faceva recapitare per onorare il suo più grande amore.

La Casa Museo ospita una meravigliosa Bandiera Americana, numerosi cimeli come le palline da baseball e guantoni, oltre ai manifesti ed a tutto ciò che riconduce al campione italo-americano. Ma la storia non finisce quì per la bellissima Isola delle Femmine, infatti  Agata Sandrone ci racconta che nel 1993, lei  stessa curava il cerimoniale di benvenuto per la seconda visita di joe nella terra dei suoi genitori, sicuramente per ritrovare le proprie radici nella Via Cutino, dove ad oggi si trova il piccolo e meraviglioso museo di cui parliamo,  la prima  visita era accaduta nel 1955 subito dopo la separazione dalla seconda moglie, invece nella seconda visita a causa di un malore improvviso non arriverà mai a destinazione e si fermerà a Roma.

Così il comune e gli isolani organizzarono una meravigliosa delegazione, ai tempi il Sindaco di Isola delle Femmine era Angelo Mannino che incaricò l’Assessore Stefano Bologna ed il Presidente delle città gemellata, l’Associazione Pittsburg Forever, Antonino Scala, per la consegna della cittadinanza onoraria al tanto atteso Joe Di Maggio. Così ringraziamo la locale sede dell’ Associazione  BCsicilia  di Isola delle Femmine per averci permesso di interagire con lo spazio museale dedicato al giocatore di baseball ed alla famiglia Di Maggio. 

 Il Museo è visitabile ad Isola delle Femmine, nel meraviglioso centro storico di Via Cutino al civico 14, nei locali dell’ Associazione di  Isola-Pittsburg Forever, solo per appuntamento e secondo le procedure in atto sanitarie, anti-covid. Il Sabato dalle ore 16,00 – 20,00 e poi  la Domenica dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle 20,00.

 
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