Polizzi Generosa: “Picciridda Stidda”, l’intervista a Sebastiana Eriu

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Polizzi, una settimana ricca di interessanti eventi che assecondano i gusti di tutti. In particolare, musica, cultura, teatro, hanno arricchito e caratterizzato l’iter di questi giorni facendo assaporare un clima sereno e piacevole, aggregativo.

L’amministrazione comunale quest’anno, ha voluto mantenere un livello medio- alto, per intrattenere ma per dare la possibilità ai cittadini di accrescere conoscenze. Molto seguito ed apprezzato , “Medea”. Ieri sera, a conclusione del primo ciclo delle serate estive di luglio, presso il cinema Cristallo, la rappresentazione di “Picciridda Stidda” di Francesco Randazzo ben interpretata da Sebastiana Eriu, che in versi siciliani ha raccontato la storia di Rosalia Lombardo, una bambina di Palermo tristemente scomparsa a soli 24 mesi nel 1920 ed imbalsamata per volontà dei genitori dal dott. Alfredo Salafia che creò per quei tempi quasi una magia utilizzando una sua composizione chimica sperimentale parzialmente segreta:formalina, glicerina, sali di zinco, alcool e acido salicilico, dosati alla perfezione, e l’aggiunta di una lieve iniezione di paraffina mista ad etere sono riusciti a strappare al deperimento e alla decomposizione il volto della piccola. Questa tecnica d’imbalsamazione le permise di sembrare ancora viva e la rese famosa.  Venne chiamata  infatti “Bella addormentata”. Qualcuno con meraviglia dopo averla ammirata  nel dettaglio, aveva notato impercettibili movimenti delle palpebre a distanza di tempo. La spiegazione scientifica allo strano prodigio: umidità, che comprime e dilata la sottile pelle delle palpebre, e il gioco di luci mutevole, che cambia lungo l’arco della giornata, contribuiscono ad effettuare uno strano fenomeno di foto decomposizione che sembra dare l’illusione dell’apertura e chiusura delle palpebre. Una suggestione, nient’altro che un’illusione ottica che però non ha convinto tutti.

 

Tutt’ora, il corpo, perfettamente conservato nelle Catacombe dei cappuccini, è diventato uno dei simboli di Palermo ed è ammirato con stupore e meraviglia. In tanti che hanno conosciuto Rosalia ,che hanno avuto curiosità d’apprendere la sua storia, sono andati a trovarla e si sono subito affezionati a lei, le hanno voluto bene, ed hanno provato compassione per la sua innocenza.

Rosalia, nell’interpretazione formidabile di Sebastiana Eriu, fa rivivere ancora una volta questa bambina, dà una voce ai suoi sentimenti immedesimandosi nell’infittirsi della sua storia che fa conoscere, suscitando forti emozioni.
La piccola immortale palermitana, viene immaginata come un ‘anima in pena, bloccata tra il mondo dei vivi e quello dei morti, intrappolata dunque ai limiti di una dimensione terrena ed ultraterrena. La sua sofferenza arriva ai cuori dei presenti toccando il tema angosciante della morte per essere una piccola stella attaccata al cielo che pende ancora come attaccata ad filo, sulla terra. (Questa è la metafora che fa da chiave interpretativa e questa la spiegazione del titolo dello spettacolo).
L’affetto dei suoi cari la tiene ancora in bilico, legata a loro, perché da una parte la bimba vorrebbe ritornare ad essere viva fra le braccia della sua famiglia ,ma dall’altra, invece, vorrebbe raggiungere il cielo, le stelle per l’appunto e spegnere la sua sofferenza di non essere né viva né morta.

 

Diceva Carl Gustav Jung in una celebre frase contenuta nel suo libro rosso:

” Volgiti ai morti,ascoltarne il lamento e prenditi amorevolmente cura di loro”.

 

Commoventi le parole che il pubblico ha saputo ben ascoltare con interesse attento immedesimandosi così, in tutte quelle anime che si staccano dai loro corpi e che lasciano il proprio mondo, che navigano smarrite ma piene di sentimenti ancora umani. Si pensa così a tutte quelle madri che hanno subito perdite precoci dei loro figli, che soffrono ancora, oltre che al fascino di “quel mondo che sta dall’altra parte “, a quel misticismo che da sempre ha affascinato ed impaurito, incuriosito, uomini di ogni era.

 

 

L’intervista video di Matilde La Placa, montaggio di Mariangela Balsamo

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