La misura, emessa a seguito di appello proposto dal pm della Procura di Messina, scaturisce dall’attento lavoro di ricostruzione dei fatti operata con il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria e resa possibile grazie all’ausilio di personale medico qualificato. È emersa una realtà di evidente degrado sociale in cui l’uomo costringeva a vivere moglie e figli, e una quotidianità caratterizzata da insulti e minacce, spesso anche di morte.
A epiteti di ogni tipo, seguivano gravi atti di violenza fisica e psichica, quali sputi, calci, schiaffi e percosse con bastoni o altri oggetti contundenti, spesso subiti dalla donna alla presenza dei figli minori e persino quando era in stato di gravidanza. Le indagini hanno registrato un’escalation di orrori e vessazioni caratterizzata da numerosi episodi in cui la donna era costretta a subire atti sessuali e obbligata all’accattonaggio. Alla vittima erano stati persino sottratti i documenti d’identità ed era stata chiusa a chiave in casa e impedito ogni tipo di spostamento.
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