Dalle risultanze investigative è emerso che i tre cittadini cinesi (padre, madre e figlio), nella qualità di amministratori e datori di lavoro di un emporio con due sedi operative ubicate nei comuni di Palermo e Termini Imerese (PA), relativamente alla sede di Termini Imerese: assumevano, impiegavano ed utilizzavano manodopera, sottoponendo 3 lavoratori italiani a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno, facendoli lavorare oltre l’orario previsto, sottopagandoli rispetto al C.C.N.L. ed in violazione delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, con l’aggravante per aver commesso il fatto con minaccia di licenziamento. Inoltre, dopo aver corrisposto sulle carte prepagate di 2 dei 3 dipendenti sfruttati, quanto indicato in busta paga, li costringevano a restituire parte dell’importo versato, con l’aggravante di aver commesso il fatto per assicurarsi un profitto e l’impunità dal reato di sfruttamento del lavoro.
I tre, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti presso la residenza dove permarranno in regime di arresti domiciliari.
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