Decreto Zan, padre Calcara: “Tra ragione, fede e libertà”

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Ancora una volta, una questione che riguarda la persona invece di essere affrontata alla luce della ragione (che valuta ogni aspetto, senza pregiudizi), la fede radicata nella Parola di Dio (che genera pienezza di umanità e accoglienza di ogni diversità) e libertà della persona come delle istituzioni (per rispondere alle esigenze del Bene Comune e non delle mode o delle tendenze, di qualunque genere). Diventa occasione di invettive, strumentalizzazioni di ogni genere, seminando odio e favorendo gli estremismi.

Assistiamo quindi, purtroppo, come altre volte in queste ultime ore a un dibattito che scade nello scontro e nella bagarre che, amplificata dai social, non permette di rendere ragione alla verità e che non aiuta soprattutto a creare le premesse per una serena analisi che porti alla soluzione del problema.

Un decreto legge, quello di Zan che da sempre ha creato problemi non solo alla Chiesa cattolica, ma anche nello stesso mondo Lgbt e soprattutto al fronte femminista per la poca chiarezza in alcuni punti, ritenuti invece fondamentali. Non si tratta di accettare la libera scelta che una persona adulta vuole fare nella sua sfera affettiva e sessuale, dopo un cammino di discernimento fatto insieme a dei professionisti, ma di permettere di inculcare una mentalità di una pretesa libertà di diaspora di genere, una sessualità liquida che di volta in volta può portare ognuno a scegliere secondo un criterio che, potrebbe essere anche indotto, soprattutto in età pubertale, se non accompagnato da un serena educazione, a delle scelte non ponderate e responsabili. Addirittura come è permesso in Canada, un minorenne senza il consenso dei genitori, può richiedere la cura ormonale per cambiare sesso. Oppure come è successo negli Stati Uniti, dove un  Centro di ispirazione cattolica ha manifestato delle riserve sull’adozione di un minorenne concessa da un giudice ad una coppia lgbt, lo Stato gli ha revocato l’autorizzazione a continuare la sua attività, accusandolo di non rispettare la legge.

Forse anche in considerazione di questi episodi, come di altre preoccupazioni, il card. Bassetti presidente dei vescovi italiani ha manifestato la volontà di fare oggetto di discussione alcuni punti del decreto Zan, prima che andasse in esame dell’aula del Senato. Successivamente un dicastero del Vaticano ha espresso anche delle riserve sulla violazione della libertà ad esercitare e manifestare la propria fede che violerebbe anche parte del concordato tra lo Stato Italiana e la Chiesa Cattolica. Che ricordiamolo, l’Italia ha sottoscritto liberamente anche con altre confessioni religiose. Quindi nessuna pretesa di intromissione in questioni politiche, ma il richiamo, doveroso, al rispetto di ogni libertà di scelta, anche verso i cattolici italiani e le loro istituzioni. Che cosa accadrebbe se una scuola cattolica si rifiutasse di far celebrare la giornata o iniziative che inneggiano alla legge in questione? A questi e, forse, ad altri aspetti che torno a ripete creano difficoltà non solo ai cattolici, sarebbe bene poterne discutere prima di evocare barricate o affermazioni a dir poco avventate di politici, influenser, e saltibanchi di ogni genere che in cerca di notorietà non fanno altro che creare confusione e tensione che, non aiuta nessuno. Soprattutto una giusta causa, come quella della libertà della persona che, dovrebbe essere il vero senso dell’agire di ogni persona, soprattutto di chi esercita, con ruoli diversi, un compito al servizio della società.

Soprattutto, si discuta delle legge in questione e degli aspetti pratici che prevede in ogni ambito della persona, della famiglia, della scuola e anche della manifestazione della propria opinione. Che non sia ammessa la “dittatura di pensiero”, ma che sia garantita la “libertà di espressione”, sempre nel rispetto della dignità di tutti, nessuno escluso.

Credo che vale la pena richiamare come l’obiezione di coscienza dei cristiani non è stata solo invocata per la legge dell’aborto, ma anche per le leggi razziali, come anche per la destinazione di quota parte della tasse da sottrarre alle spese militari per destinare i fondi relativi ad iniziative umanitarie.

Speriamo che la diplomazia riesce nell’intento di riportare ai giusti termini la discussione in oggetto, non tanto per “blindare il Governo” da una crisi, ma per ridare credibilità alla forza della ragione e della verità.

 

Padre Giovanni Calcara o.p.
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