CENNI STORICI – MOTIVAZIONE M.O.V.M. ALLA MEMORIA
Il Capitano Mario D’Aleo nasce a Roma il 16 febbraio del 1954. Nel 1973, inizia la carriera militare con l’ingresso all’Accademia di Modena. Viene nominato Sottotenente nell’Arma dei Carabinieri il 20 ottobre del 1975. Destinato alla scuola sottufficiali Carabinieri in Velletri e promosso Tenente, viene trasferito, il 28 maggio del 1980 al Comando della Compagnia Carabinieri di Monreale, distinguendosi da subito per l’intraprendenza investigativa affiancata da non comuni doti umane. L’Appuntato Giuseppe Bommarito nasce il 14 luglio del 1944 a Balestrate (PA). Si arruola nel 1964, prima come Ausiliario in servizio al X Battaglione Mobile di Napoli. Ritornato in Sicilia alla fine del 1965, presta servizio presso la squadriglia Carabinieri di Catalafimi (Tp) e dal 1970 a Monreale, con l’incarico di autista del Capitano Basile prima e del Capitano D’Aleo poi. Il 22 luglio del 1972 sposa Girolama Galante dalla quale avrà due bambini Salvatore e Vincenzo.
Il Carabiniere Pietro Morici nasce a Valderice (TP) il 21 agosto 1956. Dopo aver conseguito la licenza media, inizia a gestire con lavoro negozio di generi alimentari situato vicino alla caserma dei Carabinieri, maturando la decisione di arruolarsi. Raggiungere la Scuola Allievi Carabinieri di Roma il 5 marzo del 1975. Nel 1976 giunge a Palermo e infine a Monreale.
I tre militari dell’Arma sono stati barbaramente trucidati il 13 giugno del 1983 in via Scobar, mentre l’Ufficiale transitava in auto, accompagnato da due militari. Gli autori materiali ed i mandanti mafiosi del delitto sono stati individuati e condannati all’ergastolo.
Il Presidente della Repubblica, il 31 agosto del 1983, ha conferito la “Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria” al Capitano Mario D’Aleo, all’Appuntato Giuseppe Bommarito e al Carabiniere Pietro Morici con la seguente motivazione: “Comandante e militari in servizio a Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevoli dei gravi rischi cui si esponevano, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo, svolgevano tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidati in un proditorio agguato teso con efferata ferocia, sacrificavano la loro giovane vita in difesa dello Stato e delle Istituzioni”.
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