Le indagini, condotte sotto la guida del Procuratore Aggiunto dott. Petrigni e dei Sostituti Spiri e Bologna, hanno preso avvio dalle coraggiose dichiarazioni che la madre di uno degli assuntori ha fornito agli investigatori del Commissariato di P.S. “Partinico”, disvelando un allarmante spaccato di professionalità delinquenziale nel settore dello spaccio della cocaina.
Il quadro investigativo che è emerso e che è stato condiviso dall’Autorità Giudiziaria, ha condotto all’adozione di trenta misure cautelari nei confronti di soggetti che, a diverso titolo, rispondono dei reati di spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, rapina e furto.
Durante l’operazione sono stati contestati agli arrestati 270 episodi di cessione stupefacenti e intercettate 31 utenze per un totale di 179.641 telefonate ascoltate. Grazie ad attività di intercettazione, arricchite dall’uso di sistemi di localizzazione satellitare, gli investigatori hanno acquisito numerose prove circa la colpevolezza degli arrestati; elementi peraltro avvalorati da decine di riscontri, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, con conseguenti attività di perquisizione e di sequestro oltre ad arresti in flagranza eseguiti dalla Squadra Investigativa del Commissariato Partinico (8 arresti in flagranza di reato). Tutte le prove raccolte nel tempo hanno portato gli investigatori ad individuare in due degli odierni indagati figure criminali di primo piano, essendo riusciti a costituire e gestire veri e propri gruppi dediti allo spaccio di cocaina, non soltanto per le strade del comune di Partinico ma anche in quelli limitrofi.
L’intensità dei traffici, la sussistenza di modalità organizzative di svolgimento dell’attività criminale, la vasta clientela acquisita e nel tempo fidelizzata, l’estensione geografica dell’attività di spaccio, il rilevante volume di affari, la pluralità di canali di approvvigionamento della droga, il ricorso anche a modalità violente per il recupero dei crediti e non ultima, la completa indifferenza alle operazioni di polizia giudiziaria rappresentano le caratteristiche principali che hanno impregnato la malavita partinicese nell’ambito dello spaccio al dettaglio e non solo.
Capace peraltro di portare tale commercio illecito ben oltre i confini di Partinico, arrivando ad interessare altri comuni della provincia palermitana come Balestrate, Trappeto, Camporeale, San Cipirello e del trapanese, come Alcamo, Castellammare del Golfo, Santa Ninfa, Gibellina, Mazara del Vallo.
Il video degli arresti
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Oltre che sul curriculum di primissimo piano di alcuni degli arrestati, ci si sofferma principalmente su due figure importanti: la loro stabile dedizione al crimine, infatti, non è stata interrotta in alcun modo dalle attività di polizia giudiziaria culminate in perquisizioni, sequestri ed arresti, che invece hanno consentito di avvalorare il loro non comune livello di pericolosità sociale e capacità criminale. Gli arrestati, con grande capacità delinquenziale, sono riusciti a gestire numerosissimi “collaboratori” che, per brevi lassi di tempo, hanno contribuito al confezionamento, alla conservazione ed alla cessione della sostanza stupefacente.
Alcuni di essi, inoltre, non hanno disdegnato altri campi delittuosi in cui operare, tra cui quello dei reati predatori. Uno degli arrestati si è addirittura spinto a realizzare condotte di spaccio in presenza della nipotina, nata nel 2010, coinvolgendola a tal punto da farle contare manualmente il denaro ricavato dall’illecita transazione.
In merito a quest’ultimo, infine, è stata anche registrata la capacità di fronteggiare alla pari eventuali competitor, allorquando le attività di spaccio sono state condotte al di fuori della provincia palermitana (fino a Mazara del Vallo).
Grazie alle attività tecniche poste in essere dai poliziotti del Commissariato di P.S: “Partinico” è stato possibile assicurare alla giustizia uno dei componenti del gruppo malavitoso che, nel 2013, realizzò una violenta rapina a Partinico ai danni di un noto gioielliere.
In quella occasione, alcuni malviventi – travisati da militari della Guardia di Finanza – avevano immobilizzato il titolare e la rapina era stata portata a termine con un bottino di circa 400.000 euro ma con la reazione della vittima: quest’ultima, infatti, preso dalla necessità di difendersi, aveva impugnato il proprio revolver ed aveva fatto fuoco nei confronti di uno dei banditi. E’ stato verificato come lo stesso non solo avesse partecipato all’organizzazione del colpo, rivestendo anche il ruolo di “palo”, ma avesse anche offerto un rifugio sicuro ad uno dei rapinatori feriti per ben tre giorni, ostacolandone le ricerche.
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