Perché è necessario prendere posizione sul problema del porto di Termini.
Nella prima metà degli anni ’50 del secolo scorso, Termini Imerese impedì la realizzazione nel suo territorio di un villaggio turistico (subito dopo sorto a Cefalù con il nome di “Village Magique”, poi diventato “Club Mediterranee”). Sappiamo tutti quanta fortuna questo episodio abbia recato alla cittadina normanna e quante volte i Termitani si siano amaramente pentiti di quel rifiuto. Spesso si è fatta ricadere la colpa di ciò sul presunto bigottismo degli stessi Termitani (i Francesi, con i loro abiti discinti, avrebbero creato scandalo!), o su presunte pressioni esercitate dall’arciprete del tempo. Ma mentre a Termini avevamo solo un arciprete, a Cefalù avevano addirittura un vescovo, eppure il villaggio lo fecero! In realtà, non sappiamo quanto i Termitani di allora conoscessero di questa storia e quanto grande, invece, possa essere stata l’influenza di “altri interessi” sulla decisione presa dagli Amministratori. Guarda caso, gli stessi che, in quello stesso periodo, impedirono a Marzotto di realizzare al Belvedere uno dei suoi Jolly Hotel (sarebbe sorto al posto di uno dei palazzi lì costruiti successivamente). Marzotto quell’albergo se lo andò a costruire, naturalmente, a Cefalù!
Oggi l’Amministrazione comunale è chiamata a una scelta fondamentale che riguarda il porto di Termini e il futuro dei cittadini di questa città e, per quel che mi risulta, e per quelle che sono le mie idee, sembra orientata verso la soluzione peggiore, tra quelle possibili.
Viviamo in un tempo in cui le notizie, a dispetto degli scienziati che non hanno ancora capito come, volano a una velocità superiore a quella della luce, e un domani non si potrà più dire, come accadeva in passato: “Ma io non ne sapevo niente!”
Mi dispiacerebbe molto se un giorno (se avverrà quel che mi auguro possa essere ancora evitato) uno dei miei nipoti dovesse chiedermi: “Nonno, ma tu, quando hanno definitivamente rovinato Termini, che cosa hai fatto?”
Per questo, nella consapevolezza che il destino della nostra città è anche nelle nostre mani, prendo posizione; e sarebbe necessario che tutti lo facessero!
La questione “palermitana” del porto di Termini
Nel 1326, per volontà dei Palermitani che erano infastiditi dai traffici che si svolgevano nel piccolo porto di Termini, questo venne interrato e reso completamente inutilizzabile. La storia, anche se i termini sono molto diversi, purtroppo si sta ripetendo. E’ infatti identica la sostanza: i Palermitani continuano a voler mettere le mani sul nostro porto. Nel caso particolare vogliono disfarsi di un po’ dei loro “rifiuti ingombranti” (navi inquinanti, containers, tir etc. etc.) “regalandoli” al porto di Termini. Ciò a tutto vantaggio del loro porto turistico e dando un colpo mortale alle aspettative turistiche della nostra città.
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo ed evidentemente molto interessato al progetto, nell’ultima delle sue visite fatte dalle nostre parti (ufficialmente per portare solidarietà agli ex operai della Fiat), accennando anche al porto, ha affermato di sentirsi sindaco anche di questa città.
E per la verità c’è un episodio che, se fosse confermato come me lo hanno raccontato, gli darebbe pienamente ragione.
Il piano regolatore vigente prevede per i due grandi complessi che insistono nella zona del porto, e cioè gli edifici dell’industria Mormino e quelli dell’Olis, una destinazione turistico-alberghiera. Questa destinazione, che si sposa perfettamente con la realizzazione di un porto turistico proprio nello specchio d’acqua prossimo ai due edifici (anch’essa prevista nel piano regolatore che oggi si vorrebbe cambiare), rispetta in pieno quelle che sono sempre state le aspettative dei Termitani. E’ facile, infatti, capire quale grande volano sarebbe per l’economia della nostra città la riconversione in termini turistico-alberghieri di questi edifici, che avrebbero accanto il porto turistico e alle spalle una spiaggia attrezzata.
Ebbene, pare che la “Costa Crociere”, in previsione dell’attracco di una delle sue navi nel porto di Termini, abbia recentemente tentato di acquisire gli edifici suddetti, per farne un punto di forza della sua attività. E pare che l’operazione sia stata scoraggiata da alcuni ambienti palermitani che vedono come il fumo negli occhi la possibilità che il nostro porto possa avere uno sviluppo turistico. Se così è, ben a ragione Orlando può dire di sentirsi sindaco di Termini, visto che da Palermo si può tranquillamente disporre dei nostri destini, decidendo quel che possiamo o non possiamo fare.
Che ne sarà, nel caso in cui il progetto “palermitano” venisse approvato, degli edifici Mormino e dell’Olis? Nella migliore delle ipotesi, visto che non sono funzionali a questo progetto, saranno abbandonati, perché mi sembra davvero difficile la loro trasformazione in alberghi, con accanto un viavai di tir, rumori assordanti e inquinamento a gogò. Anzi, se andassero in completa rovina, potrebbero far posto ad un ulteriore allargamento del porto commerciale!
E la spiaggetta attrezzata, l’unica che ci è rimasta? Prima o poi… farebbe la stessa fine!
(Nella foto, di Carlo Aguglia, una nave da crociera in sosta nel porto di Termini Imerese: quello che i Termitani sperano di poter vedere ancora in futuro, ma che ai “Palermitani” non conviene!)
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