Il corredo di questa sepoltura è costituito da 8 reperti tra cui l’interessante olpe a vernice nera, con labbro baccellato( vaso per versare liquidi;una oinochoe ( vaso per contenere vino; labés gamihòs ( vaso per lustrazioni nuziali).
Interessante, lo skyphos a vernice nera degradata in rosso; la pateretta a vernice nera; l’elegante kylix ad anse ricorte con decorazione a palmette sul fondo; i lekithoi Pagenstecher.
si nota l’anfora con la raffigurazione della lotta di heracles con il leone nemeo che possiamo collocare tra i più significativi prodotti della ceramografia protosiceliota.
Rinvenuti anche gli epitymbia, realizzati in pietra che assumono negli esemplari più curati la caratteristica forma a piramide di gradini a base rettangolare e quadrata,in alcuni casi anche intonacati . Si tratta di monumenti di cui parla anche Diodoro Siculo. È lui che infatti li definisce con questo nome.
A Polizzi si annoverano un centinaio di vasi con decorazione figurata e sono distinti in tre grandi gruppi ovvero a figure nere, figura rosse ed a vernice nera sopradipinta. In quest’ultimo gruppo sono stati compresi alcuni vasi con delle semplici decorazioni con elementi geometrici e floreali, talvolta appena leggibili .
Ben 36 su 50 esemplari sono i lekythoi. Questi vasetti sono accumunati dall’analogia della forma con piede tronco cronico, corpo ovoidale con spalla non distinta, con collo cilindrico, alta imboccatura a tromba ed ansa dal corpo a metà circa del collo. Sul corpo, nella parte inferiore è spesso rappresentata una grande figura che è possibile che sua più frequentemente, un animale,unun cigno, oppure un profilo di una testa ora , o una figura femminile, in questo caso una ballerina.
In un lekythoi molto caratteristico, di corpo ovoidale ,su un vasetto è stata rinvenuta la figura di una lepre in corsa verso destra.
Vinceranno anche le lekane, destinati all’uso dei cosmetici, infatti nella maggior parte dei casi vi sono rappresentate due teste femminili di profilo a destra una perlato con capelli raccolti dietro la nuca e trattenuti da un largo nastro; tra le teste delle grandi palmette .
I reperti degli strati della seconda metà del IV secolo si inquadrano con una certa facilità tra la produzione siceliota e tra quella di Lipari. In particolare, i più recenti ,sono caratterizzati dalle figure piuttosto tozze, rese sommariamente
Fra i tanti oggetti, anche dei contenitori con corpo slanciato, privo di anse, detti convenzionalmente bottiglie dove in una è raffigurata un’ aggraziata figura femminile seduta con un Tamburello tra le mani.
La decorazione accessoria di questa cosiddetta bottiglia è costituita da una grande palmetta che presenta due foglie ripiegate.
Vi è poi un’anfora particolare segnalata per la qualità del disegno, per la sobrietà delle figurazioni che, malgrado una certa ridondanza delle decorazioni accessori, si ritenga che debba essere opera di un artigiano colto e sensibile che si ricollega alla più pura tradizione attica, richiama infatti il soggetto mitologico; un artigiano identificato come il pittore di Polizzi che nella metà del IV secolo trova la sua collocazione.
Le forme degli altri oggetti sono svariate, quasi tutte classiche e con soggetti mitologici. I contenitori, per lo più sono anfore, bottiglie, brocche ,vasi per unguenti e profumi, hanno mantenuto un grado di conservazione davvero ottimale, ritrovati per la maggior parte dei casi integri o con qualche lacuna. In altri casi sottoposti al restauro che ha reso possibile la lettura dei frammenti ceramici.
Tratto dalle ricerche di studio a Polizzi del professor Amedeo Tullio
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