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“La scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d’ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi. La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e illuminare l’interiorità”.
Cit. Antonello Di Carlo
Di Carlo, scrittore siciliano nato a Palermo 46 anni or sono, dal 2000 vivo a Reggio Emilia.
Ha conseguito studi giuridici ma il liceo classico, in un certo qual modo, ha sempre plasmato e forgiato la sua indole di scrittore.
È ancora alle prime pubblicazioni (5 in tutto) ed ama la letteratura, la poesia, la filologia, la filosofia, la storia, le lingue e, soprattutto, scrivere.
Nel farlo non ha regole e non segue canoni, segue il suo cuore, non le mode e le tendenze, e, di riflesso, in base all’ispirazione del momento, si muove con piacevole agilità tra versi e prosa, tra romanzi e saggi, tra storia e presente.
Scrivere per Di Carlo è il più potente mezzo di espressione e di approccio con il mondo, e, i suoi libri sono una sorta di treno con cui cerca di condurre i lettori, atipici passeggeri, nel viaggio meraviglioso e straordinario alla scoperta del mio mondo, delle sue emozioni e dei suoi sogni.
Ma non li lascerà come passivi spettatori, grazie ad una simbiosi naturale che riesce ad instaurare con essi, diventeranno parte attiva dei suoi racconti, dei suoi saggi e delle sue elegie.
In ultimo, ma non in ordine d’importanza, ha precisato che i lettori sono i suoi più importanti ed attenti osservatori da cui accetta critiche, riflessioni e considerazioni che, secondo il suo punto di vista, rappresentano il più importante momento di crescita per uno scrittore. La scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d’ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi. La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e illuminare l’interiorità.
Prefazione Viaggio in Sicilia
Vivere un’avventura è un’esperienza e un desiderio che accomuna tanti di noi.
Ma che cos’è l’avventura? E che cosa spinge l’uomo a cercarla?
Alla prima domanda è agevole dare una risposta, perché essa è un’esperienza entusiasmante, avvincente ed insolita, riconducibile tanto ad un’impresa eroica dall’esito sconosciuto, quanto ad un romanzo d’amore o al racconto di un viaggio, contraddistinto da accenti imprevedibili ed inaspettati. Nella parola avventura sono intimamente ed inscindibilmente connessi e presenti degli elementi, quali il rischio ed il pericolo.
Per tali motivi può essere avventuroso un racconto epico, un romanzo d’amore, financo una semplice narrativa per ragazzi o la storia di una gita domenicale.
L’elemento avventuroso crea eccitazione psicologica e fisiologica che ha una valenza negativa, quando è presente la componente paura, positiva quando è presente la componente agonistica.
Helen Keller scriveva: ” …la vita o è un’audace avventura o non è nulla…”.
Personalmente, condivido in pieno il suo punto di vista, e, mi piace pensare che anche il giovane Göthe provasse la medesima sensazione.
Perché lo spirito umano abbisogna di avventura?
La risposta potrebbe essere univoca e semplificativa ma non sempre è così.
Come Göthe, io cerco l’avventura, perché in essa vedo l’unico veicolo atto a farmi uscire dalla banalità e dalla monotonia della vita, che, altrimenti in sua assenza, spegnerebbe inevitabilmente i miei desideri ed i miei interessi, senza i quali non riuscirei mai a saziare il bisogno ed il desiderio di conoscere lo sconosciuto e l’inesplorato.
Lo stesso Göthe non fa mistero alcuno riguardo a tale argomentazione; infatti sovente e nel “Viaggio in Italia” e in altre sue importanti opere, come nel “Faust” e nelle “Affinità elettive”si estrinseca facilmente la sua naturale propensione a dar spiegazione e conoscenza al De Rerum natura, alla stessa stregua dell’ Ulisse dantesco.
L’Eroe “dall’agile mente e dal proteiforme ingegno” dal Sommo Poeta viene collocato nell’ottava bolgia, esattamente tra i consiglieri fraudolenti, ma dallo stesso è ammirato, perché superando le colonne d’Ercole, non si era fermato al “Quia”, spingendosi ben oltre le colonne d’Ercole, metaforico limite della conoscenza umana del tempo.
È questo il presupposto di partenza da cui Göthe non prescinde in alcun modo e che lo spinge a vivere e a provare l’esperienza del Gran Tour in Italia.
Si trattava di una moda molto diffusa in quel periodo tra nobili, ricchi borghesi, artisti, filosofi e letterati, finalizzata soprattutto al perseguimento di una vera e propria apoteosi didattica.
A ciò si aggiunsero altri elementi determinanti:
– la monotonia e il quotidiano appiattimento causati dalla sua attività professionale: egli infatti era amministratore e contabile del Ducato di Sassonia e dell’esercito di Weimar;
– il bisogno di staccarsi da una relazione sentimentale soffocante con Charlotte von Stein;
– e soprattutto il sogno di visitare, di vivere e di conoscere direttamente l’ellenismo, la romanità, le arti, l’archeologia e le meraviglie geografiche che solo un paese poteva offrire all’unisono, ed il Paese in questione era appunto l’Italia.
Non faccio segreto che fin dai tempi del liceo, sono stato affascinato da Göthe e dalle sue opere, a cominciare da “I dolori del giovane Werter”, e per finire, al “Faust”.
Successivamente ne ho approfondito la lettura e lo studio, anche in lingua originale e tale esperienza mi ha reso più agevole comprendere sfumature e particolari che, viceversa, mi sarebbero sfuggiti, ad esempio, come in realtà il Gran Tour fosse l’unico modo per scoprire e vivere nella maniera più appagante il viaggio, o per meglio dire, un “Viaggio in Sicilia”.
Aver letto “Italienishe Reise” anche in tedesco mi ha permesso di comprendere quanto fossero in realtà mancanti di qualcosa le traduzioni e gli adattamenti dell’opera in Italiano, che , a mio parere, non avevano dato giusta enfasi ad un quid rappresentante il volano del viaggio stesso.
In realtà compresi che quel quid, il quale tanto aveva catalizzato la mia attenzione non era per me importante perché sic et simpliciter fosse assente, ma perché rappresentava solo ciò che io stavo cercando:vivere personalmente l’emozione del viaggio e di completare l’itinerario in Sicilia, includendo nello stesso anche le tappe di Ragusa e di Siracusa.
Così, dall’apice del mio indomabile campanilismo e investito in pieno da uno Sturm und Drang post litteram, iniziai a meditare sulla possibilità di rivisitare, di rivivere, senza stravolgere le tappe e le esperienze vissute dal Poeta, concentrando l’attenzione, quale figlio di quella amata terra, alla parte finale del Gran Tour.
Il mio audace narcisismo mi ha fatto indossare i panni del giovane ed avventuroso poeta ed ho trasferito in lui le mie parole, le mie emozioni, e, soprattutto, le mie rime apportando a questo mio lavoro musicalità eleganza e ritmo che ben si sposano con l’accento epico-descrittivo dello stesso.
Ci si augura con questo nuovo esperimento di essere riusciti a penetrare nell’animo dei lettori e degli ascoltatori, affascinandoli e catturandoli.
Sono fiducioso di aver raggiunto l’intento di creare un empatico coinvolgimento, una vera e propria simbiosi tra libro e lettore, con la speranza di essere riuscito a far vivere il suddetto Tour, facendone respirare i profumi, le fragranze e trasmettendone i suoni, la musica, lo stupore e le sensazioni, così come fosse un viaggio intrapreso e vissuto in maniera personale dal lettore stesso.
Da parte mia è doveroso precisare che, al di là delle tappe e dei luoghi visitati, l’opera è di pura invenzione, così come lo sono anche alcuni dei personaggi, molte vicissitudini, rari innamoramenti e tutte le emozioni sperimentate.
“Viaggio in Sicilia” non è soltanto il mio personale ringraziamento ad un grande del letteratura mondiale che con grazia, eleganza ed obiettività storica ha saputo raccontare l’unicità della Trinacria, ma , al contempo, intende rappresentare l’omaggio alla mia Terra Natia e l’esortazione ai miei conterranei affinché possano farla tornare a brillare con la stessa intensità con cui ha brillato per millenni, ma soprattutto affinché non dimentichino mai che la Nostra Terra “…è la chiave di tutto”
Antonello Di Carlo
Recensione del “Viaggio in Sicilia”
Göthe è tornato! E’ come se Antonello Di Carlo ne incarnasse lo spirito e, come lui, sembra dirci nella sua bella silloge che “l’Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito immagine alcuna. E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto” (Göthe, Viaggio in Italia).
Infatti il poeta Di Carlo che vive lontano dalla sua terra, la ripercorre, così come Göthe dopo averla visitata, con l’immaginazione, ma la sua è un’immaginazione malinconica perché la rievocazione estetica si accompagna a quella affettiva, per aver vissuto in Sicilia gli anni dei giochi, dell’infanzia che di solito racchiude in sé i ricordi più belli della nostra vita.
Tuttavia tale malinconia difficilmente si evince dai versi, perché egli la sublima, intridendola di orgoglio e di ammirazione per la sua terra e ne descrive città, monumenti, paesi, porgendo particolare attenzione a quelli madoniti perché proprio in alcuni di questi, ossia a Sclafani Bagni e a Montemaggiore Belsito, ha trascorso la prima parte della sua vita.
Insomma come M. Proust in “A la recherche du temps perdu”, corre indietro nel tempo e descrive alla luce della memoria i luoghi prediletti della sua amata isola. Ma qui non c’è la madeleine che stimola il ricordo, ma l’amore per quei paesi, quelle montagne che, fotografate in modo indelebile nella sua mente e nel suo cuore, si avviluppano in una onirica idealizzazione del passato e del presente che, come fiume dalla sua sorgente, sgorga e fluisce dal cuore e poi diventa parola, poesia.
Ancora meglio, si può dire che il poeta Di Carlo passa dalla “potenza all’atto” nel senso aristotelico di tali termini, ossia “come passaggio da un certo tipo di essere: immaginazione, ricordo, ad un altro: parola, poesia.
E così l’anima viaggia e, dopo aver cantato la Sicilia nel suo insieme, un passo per volta, assorbe tutte le sue sfumature e Palermo, Catania, Agrigento, Caltanissetta, Alcamo, Segesta, etc… e poi i paesini delle Madonie e, in particolare, quelli che maggiormente gli stanno a cuore e più conosce, Sclafani Bagni e Montemaggiore Belsito perché, come già si è detto, lì ha vissuto, vengono esaltati, osannati nelle loro bellezze naturalistiche e nella loro storia, testimoniata da bellissimi monumenti che anche nei paesi più piccoli è possibile trovare.
Conclude la silloge l’esaltazione dei pregiati vini che in Sicilia vengono prodotti, grazie alla fertilità delle sue valli e alla mitezza del clima che la caratterizza. Formalmente trattasi in genere di poesie che hanno la struttura dell’ode che, essendo in sé priva di uno schema metrico preordinato, consente al poeta con versi e strofe di varia lunghezza, ma pieni di musicalità e ritmo, grazie anche alle frequenti rime ora baciate, ora alternate o ad assonanze, consonanze o quasi rime, di dare ampiamente esplicazione al suo sentire per la Sicilia e alle affinità elettive tra lui e Göthe.
Prof.sa Francesca Luzzio
Poetessa e scrittrice
Tratto da “Itelienische Reise” di Johan Wolfgang Göthe:
“Kennst du das Land,
wo die Zitronen blühn,
im dunklen Laub die Goldorangen glühn,
ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,
die Myrte still und hoch der Lorbeer steht?
Kennst du es wohl?
Dahin, dahin
möcht ich mit dir,
o mein Geliebter, ziehn!”
Traduzione e arrangiamento di Antonello Di Carlo
“Conosci tu la Terra dove i limoni fioriscono?
Tra le foglie scure le arance dorate risplendono
Dal cielo blu un vento gentile soffia,
Il mirto silenzioso, l’alloro si erge!”
Tu la conosci?Laggiù! Laggiù!
Oh mio diletto, con te trasferir vorrei!”
Meum iter sic incepit. Così iniziò il mio viaggio
A scrivere questa Ode
avverto un palese disagio,
sono incerto, dubbioso e indugio
nel narrare ai miei lettori
un introspettivo viaggio,
ma per riuscire in ciò
nella poesia mi rifugio
e inizio a farlo con uno spiccato pregio.
Indosserò, immeritatamente le vesti
di un grande dell’arte dello scrivere
che intraprese un itinerario senza remore,
perché rapito dall’amore per il vivere.
A tal fine vesto i panni di codesto personaggio,
dovrò farlo con amore e coraggio.
Perché viaggiar per terra è cosa dura,
ma navigar per mare mette ancora più paura.
Ma cosa non farei per assaporare
lo spirito di avventura,
che mi accompagnerà fin lì,
dove nasce la letteratura.
Nella teutonica terra
iniziò il mio italiano peregrinare,
ma nell’isola di Sicilia
avevo la mia destinazione naturale.
Una terra di arte e poesia,
di ellenismo e di archeologia,
di antichi Miti, di Muse e di Dei,
dal più profondo rapiva tutti i pensieri miei.
I pensieri di un poeta vagabondo,
che non temeva di girare per il mondo,
vissi in pieno romanticismo
e appagare con esso intendo il mio poetico narcisismo.
Sbarcai a Palermo in un giorno di primavera,
la brezza mattutina durava fino a sera,
trovai l’aria e l’atmosfera surreale,
ero giunto nella mia Terra Ideale,
con gradevole stupore,
seppur molto ragionato,
questa indescrivibile sensazione
mi rubò il cuore e il fiato.
Venni catturato in un istante,
d’improvviso divenni trepidante,
la stanchezza era del viaggio era superata
dal desiderio di scoprire codesta natura mai violata
“Conosci tu la terra dove i limoni fioriscono?”
D’improvviso i miei pensieri
di classicità si arricchiscono
e con questi versi iniziai il mio distico.
Entrai in familiarità
con l’ orgoglioso isolano,
che alla maniera di un genitore,
mi accompagnava con accortezza per mano.
Visitammo Palermo, le sue tante arti e stili,
mi resi conto che al mondo
poche cose sarebbero potuto
essere ancor più sublimi.
Le chiese, le piazze, il porto, i reali appartamenti,
mi lasciavano percepire la gioia e gli appagamenti,
che Idrisi il Moro ammirato conobbe,
quando dal mare intravide queste sponde.
La visione dell’effige di Santa Rosalia,
sgombrò il mio cuore da ogni tristezza e malinconia.
L’indomani giunsi nella vicina Bagheria,
in visita mi recai in Villa Palagonia,
dove restai estasiato da molte cose,
la sua bizzarria e le figure mostruose
suggerivano al mio animo
nuovi versi e prose.
La sorella di Caiostro
incontrai a Morreale,
non il leggendario Duomo,
ma San Martino mi accompagnò a visitare.
Proseguì per Alcamo,Segesta
Castelvetrano, Sciacca e Girgenti,
dove il mio respiro venne rubato
dalla visione della Valle dei Templi.
Il mio itinerario continuava
per Nissa, Enna, Ibla e Siracusa,
nell’assaporare la loro arte,
la mia anima come in un paradiso era racchiusa.
Non mi arresto e continuo il mio viaggio,
conobbi Catania, Acireale, Mongibello,
il nobile Ignazio Paternò, quinto principe di Biscari,
lui il mio viaggio rese ancor più confortevole e bello.
La Sicilia mi conquistò con l’arte, geografia e cultura,
per me scordarla era l’impresa più dura,
al sol pensier le mie membra e il mio cor
si riempivano di tristezza e di paura..
Sta per concludersi
il mio siciliano viaggio,
dopo un anno sono ancora
più consapevole e saggio.
Per meglio comprender l’Italia
bisogna iniziare soprattutto
dalla sua Isola Magna
perché è qui che “ si trova la chiave di tutto”.
“La morbidezza dei suoi contorni,
la scambievolezza delle tinte”
e la bellezza di ogni cosa,
fanno di essa una realtà superba ed armoniosa.
Ab inferis ad astra,
questa terra non è mai stata nefasta,
ma adesso il mio animo ha ormai capito
che il mio viaggio si è concluso tra realtà e mito.
Non per cinica rassegnazione,
ma il dovere ormai mi ricorda e m’ impone
che è già giunto il tempo
di ritornare nella mia nazione.
Io J.W Göthe, amo sfidare tutte le imprese
e giurò su Dio che mai dovrà esserci
per me memoria e gloria,
se non scriverò dei versi con verità, giubilo e gioia,
dedicati all’eterna
Isola di Sicilia
e alla Sua
imperitura memoria.
N.B (Consiglio di leggere dal Pdf allegato anche il capitolo: Prima visita Panormi.)
Il libro: ha ricevuto svariate recensioni, sia a livello nazionale che internazionale, come quella fatta dal Sun Florida State, il patrocinio dell’Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità della Regione Siciliana in data 29 luglio u.s., dall’associazione Sicilia Antica, e dai Comuni di Palermo, Bagheria, Monreale, Caltanissetta, Taormina, Agrigento, Calatafimi-Segesta, Messina, Castelbuono, Polizzi Generosa, Trappeto e con altri è in itinere per ottenerlo.
Tra i riconoscimenti più significativi ricordo che l’autore: è membro onorario della National Italian Foundation, è stato selezionato dalla casa editrice Pagine per una nuova antologia dedicata alle scuole, per “Ode to New York” è stato encomiato del sindaco Billy de Blasio, è arrivato primo nella prestigiosa edizione internazionale di poesia di Montreal.
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